La tecnomedicina nata dalla rivoluzione
Giorgio Cosmacini non è solo un medico professionista, ma un autorevole studioso, che ha pubblicato quest’anno Medicina e rivoluzione (lo ha edito Raffaello Cortina, pagine 309, € 29), dedicato alla «rivoluzione francese della medicina e il nostro tempo».
Con rigore documentario Cosmacini illustra le figure dominanti e l’attività svolta in campo medico «sulla scena della rivoluzione», soffermandosi sugli esponenti più significativi, dall’ex chirurgo PierreGaspard Chaumette fino ad Antoine-François di Fourcroy, autore della prima riforma sanitaria, naturalmente senza tralasciare il più celebre «dottor Guillotin», Joseph-Ignace Guillotin, inventore della famigerata ghigliottina, che Cosmacini così commenta: «La morte fulminea è un atto di civiltà, la lama per tutti è un atto di uguaglianza». Ma Cosmacini non evita di spiegare altresì come mai e perché la medicina «ha cessato di essere una scienza dell’uomo per diventare una confederazione di tecniche di laboratorio». E in questa prospettiva un altro dei suoi meriti è spingersi fino ai giorni nostri, per illustrare anche la situazione italiana dalla seconda metà del Novecento, quando per esempio sul finire del 1978 viene varata da Tina Anselmi una «complessiva riforma della sanità».
Tuttavia Cosmacini insiste nel porre in luce che il fattore più importante nel determinare il futuro della nostra salute, resta «legato ai risultati della tecnomedicina».