Corriere della Sera

Nati in guerra, due volte figli della colpa

- Di Marco Gervasoni

Ne La Storia di Elsa Morante, uno dei protagonis­ti, Useppe, è nato da una relazione (per la verità, frutto di uno stupro) tra un’italiana e un soldato tedesco. Il piccolo diventa così una sorta di alieno in grado di vedere, grazie alla sua condizione, ciò che gli adulti e gli altri bambini non colgono. E di vicende simili è popolato il libro Figli del nemico (Laterza) di Michela Ponzani, studiosa che in passato si è occupata di stupri e «guerra alle donne», mentre qui rivolge il suo sguardo ai figli nati da quelle relazioni, più o meno intense e occasional­i.

Se le madri, nell’immediato dopoguerra, furono colpevoliz­zate e stigmatizz­ate come fasciste per aver avuto un figlio con un tedesco, i bimbi a loro volta erano duplici figli della colpa: secondo la morale cattolica, recepita nei codici, e secondo l’etica resistenzi­ale. I figli del nemico erano perciò alieni in molti sensi: illegittim­i, quindi senza status, sospetti e guardati con disprezzo, erano privi di una precisa identità, anche dal punto di vista della cittadinan­za. Alcuni restarono con la madre in Italia, altri raggiunser­o il padre in Germania, più rari i casi di ricongiung­imento familiare dopo il conflitto.

Le relazioni d’amore travalicav­ano i conflitti delle nazioni e il libro mostra come la guerra ideologica in fondo non abbia attecchito tra la gente comune, dove la contrappos­izione tra fascismo e antifascis­mo restò qualcosa di esterno. E tuttavia sono rare le relazioni che proseguiro­no dopo la fine del conflitto, e molto più spesso furono le donne a troncare. Come se l’incontro con lo straniero fosse possibile solo a causa del clima emergenzia­le imposto dalla guerra. Lo stesso vale per i figli nati dalle relazioni tra soldati italiani internati in Germania e donne tedesche, a cui l’autrice dedica un intero capitolo.

La politica, che nelle storie «maggiori» sembra scandire quegli anni, entra qui solo di rado e di soppiatto, e non sembra uno dei vettori fondamenta­li delle scelte di vita. Che gli storici abbiano sovradimen­sionato il fenomeno? Nel volume, ben scritto, con uno stile al tempo stesso asciutto e carico di empatia, scorre uno spaccato di storia. Voci rimaste silenti fino ad oggi ed emerse dagli archivi grazie a questa originale ricerca.

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