Il critico letterario è utile come il medico condotto
Bella l’idea della Lettura online, dove Matteo Persivale suggerisce i quindici migliori scrittori americani viventi e chiede ai lettori di dire la loro. Roth, Pynchon, DeLillo, Franzen… E dove sono finiti Ellroy, Eugenides, Eggers? E Lansdale? E Doctorow? E Updike? E come dimenticare Tobias Wolff, impareggiabile scrittore di racconti? La verità è che è difficile concordare sui valori letterari. Però è indispensabile provare a definirli. E allora perché, per esempio, non provare a dire anche i quindici migliori scrittori italiani viventi? Questa sarebbe la vera sfida, chiedendo ai critici di prendersi le proprie responsabilità, di sbilanciarsi senza mezze misure. In fondo, sarebbe il loro mestiere.
Una signora in spiaggia, lettrice accanita di romanzi stranieri, mi chiedeva consigli sulla narrativa italiana d’oggi. Mentre la quantità ci vuol poco a conoscerla, diceva, manca un orientamento serio, non generico e motivato sul valore letterario. Il fatto è che non mi basta sapere da Alfonso Berardinelli che se le collane di poesia chiudono è perché non ci sono più poeti pubblicabili (lo ha scritto qualche giorno fa sul Foglio): mi piacerebbe che Berardinelli chiarisse perché non sarebbero pubblicabili De Signoribus, Conte, De Angelis, Viviani, Magrelli, Pusterla, Anedda, Cappello, Marchesini, Testa, D’Elia, Valduga, Buffoni, Gezzi, Villalta eccetera. Tutti poeti, per fare solo alcuni nomi, che personalmente, da lettore dilettante, riterrei più che degni di avere una collocazione editoriale. E non mi basta sapere da Berardinelli che la saggistica oggi è mille volte meglio della narrativa, senza avere un’idea più precisa su quali romanzi Berardinelli abbia in mente quando sostiene le sue opinioni. La narrativa. Ci si può affidare ai premi letterari?, chiedeva la signora. Lo Strega degli ultimi anni suggerirebbe: Veronesi, Ammaniti, Giordano, Scarpa, Nesi, Pennacchi, Piperno, Siti, Piccolo, Lagioia… Sono questi i dieci migliori? Se si pensa che né Gadda né Pasolini né Calvino hanno mai vinto lo Strega, meglio lasciar perdere… C’è poco da fare, cambiano i tempi, trionfa il populismo social, si polemizza sui premi, ma la funzione critica non tramonta. Oggi più ancora che in passato sarebbe necessaria una critica letteraria che non sia vittima degli equilibrismi descrittivi, degli opportunismi di scuderia, della battuta liquidatoria e generica: il recensore sui giornali, ha scritto Giovanni Raboni, è come un medico condotto di primo intervento, gli tocca dare consigli immediati, semplici, onesti. Questo è un invito a riscoprire, tra specialisti e ciarlatani, il medico della mutua.