La disfida ellenica dei Nobel narcisisti
Krugman, Stiglitz e tutti quelli che hanno usato la Grecia per difendere le proprie teorie
Prima il consiglio di votare no al referendum, poi lo sconcerto quando il governo Tsipras è stato costretto a firmare un protocollo ben più duro. Ora per gli economisti e premi Nobel come Paul Krugman e Joseph Stiglitz è il tempo della riflessione. Il primo ha già ammesso di aver sbagliato sui politici greci. Ma c’è chi vede nelle loro posizioni una guerra per procura all’euro.
Da una parte l’avvicinarsi dell’accordo finale con i creditori europei per il piano che vale fino a 86 miliardi, dall’altra il parlamento con le riforme e i sacrifici da far digerire anche alla sua maggioranza. È l’ennesima giornata cruciale per Alexis Tsipras, dopo mesi di trattative, rimpasti, votazioni. Ma ora i pericoli arrivano dal suo stesso partito. Il parlamento greco deve votare un altro pacchetto di riforme che comprende le nuove regole europee per il salvataggio delle banche in difficoltà e la riforma della giustizia civile. La votazione ha assunto nelle ultime ore una rilevanza politica enorme: il primo blocco di riforme, presentato la scorsa settimana, ha scatenato una ribellione in Syriza ed è passato solo grazie ai voti delle opposizioni europeiste. Tsipras in teoria controllerebbe 162 seggi su 300 ma i mal di pancia interni hanno ridotto la maggioranza ad appena 123 voti e anche oggi forse il governo avrà bisogno dell’appoggio dell’opposizione. Non solo, c’è il forte rischio che se tra i 123 deputati della maggioranza si registrano nuove defezioni, Tsipras sia alla fine costretto a indire nuove elezioni .
Il suo destino dunque si gioca su queste 975 pagine al vaglio del parlamento chiamato oggi a votare il cosidetto «bail in» (il salvataggio degli istituti di credito che dovrà coinvolgere prima azionisti e creditori e solo dopo il denaro pubblico) e lo snellimento della giustizia civile. Fuori, in piazza Syntagma, Adedy, il sindacato dei dipendenti pubblici, ha già annunciato una manifestazione destinata a durare a lungo visto che il voto è previsto entro la mezzanotte. Vassillis Primikiris, 64 anni, uno dei leader della minoranza interna di Syriza, voterà no: «Sono riforme su cui noi non siamo assolutamente d’accordo, Tsipras dovrà fare i conti con la sua coscienza di uomo di sinistra». Ma il premier greco nei giorni scorsi ha fatto i conti soprattutto con il numero dei suoi deputati che oggi avrebbero potuto metterlo in difficoltà. È per questo che le riforme più dure, quelle su pensioni e sgravi agli agricoltori, previste in votazione oggi, passeranno in aula solo entro l’8 agosto. «In questi giorni ho letto dichiarazioni eroiche — ha detto ieri Tsipras ai membri del suo partito — ma non ho sentito alcuna proposta alternativa all’accordo del 12 luglio. Se qualcuno pensa che il piano alternativo più di sinistra sia quello di Schäuble, vada a spiegarlo ai greci». Un incoraggiamento al premier e alle misure approvate, intanto, è arrivato da Standard & Poor’s: rialzato il rating di Atene CCC- a CCC+, con outlook stabile.
Anche la portavoce del governo Olga Gerovasili ha cercato di alleggerire i toni: «Le azioni prioritarie riguardavano Iva, pensioni, indipendenza dell’istituto Elstat. Tutte già approvate, eccetto le pensioni». Secondaria, a suo dire, quella sull’agricoltura. Dopo le votazioni, ha aggiunto Gerovasili, partiranno i negoziati per i nuovi aiuti, da concludere entro il 20 agosto. Con gli attesi 86 miliardi che arriveranno da Bce, Fondo salva-stati e Fmi. Il vice ministro delle Finanze, Dimitris Mardas, ha già annunciato che venerdì i funzionari dell’ex troika saranno ad Atene. Ma la tabella di marcia potrebbe essere stravolta dal voto di oggi.