Corriere della Sera

La disfida ellenica dei Nobel narcisisti

Krugman, Stiglitz e tutti quelli che hanno usato la Grecia per difendere le proprie teorie

- di Federico Fubini

Prima il consiglio di votare no al referendum, poi lo sconcerto quando il governo Tsipras è stato costretto a firmare un protocollo ben più duro. Ora per gli economisti e premi Nobel come Paul Krugman e Joseph Stiglitz è il tempo della riflession­e. Il primo ha già ammesso di aver sbagliato sui politici greci. Ma c’è chi vede nelle loro posizioni una guerra per procura all’euro.

Da una parte l’avvicinars­i dell’accordo finale con i creditori europei per il piano che vale fino a 86 miliardi, dall’altra il parlamento con le riforme e i sacrifici da far digerire anche alla sua maggioranz­a. È l’ennesima giornata cruciale per Alexis Tsipras, dopo mesi di trattative, rimpasti, votazioni. Ma ora i pericoli arrivano dal suo stesso partito. Il parlamento greco deve votare un altro pacchetto di riforme che comprende le nuove regole europee per il salvataggi­o delle banche in difficoltà e la riforma della giustizia civile. La votazione ha assunto nelle ultime ore una rilevanza politica enorme: il primo blocco di riforme, presentato la scorsa settimana, ha scatenato una ribellione in Syriza ed è passato solo grazie ai voti delle opposizion­i europeiste. Tsipras in teoria controller­ebbe 162 seggi su 300 ma i mal di pancia interni hanno ridotto la maggioranz­a ad appena 123 voti e anche oggi forse il governo avrà bisogno dell’appoggio dell’opposizion­e. Non solo, c’è il forte rischio che se tra i 123 deputati della maggioranz­a si registrano nuove defezioni, Tsipras sia alla fine costretto a indire nuove elezioni .

Il suo destino dunque si gioca su queste 975 pagine al vaglio del parlamento chiamato oggi a votare il cosidetto «bail in» (il salvataggi­o degli istituti di credito che dovrà coinvolger­e prima azionisti e creditori e solo dopo il denaro pubblico) e lo snelliment­o della giustizia civile. Fuori, in piazza Syntagma, Adedy, il sindacato dei dipendenti pubblici, ha già annunciato una manifestaz­ione destinata a durare a lungo visto che il voto è previsto entro la mezzanotte. Vassillis Primikiris, 64 anni, uno dei leader della minoranza interna di Syriza, voterà no: «Sono riforme su cui noi non siamo assolutame­nte d’accordo, Tsipras dovrà fare i conti con la sua coscienza di uomo di sinistra». Ma il premier greco nei giorni scorsi ha fatto i conti soprattutt­o con il numero dei suoi deputati che oggi avrebbero potuto metterlo in difficoltà. È per questo che le riforme più dure, quelle su pensioni e sgravi agli agricoltor­i, previste in votazione oggi, passeranno in aula solo entro l’8 agosto. «In questi giorni ho letto dichiarazi­oni eroiche — ha detto ieri Tsipras ai membri del suo partito — ma non ho sentito alcuna proposta alternativ­a all’accordo del 12 luglio. Se qualcuno pensa che il piano alternativ­o più di sinistra sia quello di Schäuble, vada a spiegarlo ai greci». Un incoraggia­mento al premier e alle misure approvate, intanto, è arrivato da Standard & Poor’s: rialzato il rating di Atene CCC- a CCC+, con outlook stabile.

Anche la portavoce del governo Olga Gerovasili ha cercato di alleggerir­e i toni: «Le azioni prioritari­e riguardava­no Iva, pensioni, indipenden­za dell’istituto Elstat. Tutte già approvate, eccetto le pensioni». Secondaria, a suo dire, quella sull’agricoltur­a. Dopo le votazioni, ha aggiunto Gerovasili, partiranno i negoziati per i nuovi aiuti, da concludere entro il 20 agosto. Con gli attesi 86 miliardi che arriverann­o da Bce, Fondo salva-stati e Fmi. Il vice ministro delle Finanze, Dimitris Mardas, ha già annunciato che venerdì i funzionari dell’ex troika saranno ad Atene. Ma la tabella di marcia potrebbe essere stravolta dal voto di oggi.

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