Casa è il momento di comprare
Il mercato dà i primi segni di ripresa ma restano le incognite su mutui bancari e tasse per prima e seconda abitazione
Se 800 miliardi di differenza vi sembran pochi. Per Confedilizia il cocktail venefico di crisi economica e scure fiscale ha portato a un crollo del valore complessivo del patrimonio immobiliare italiano nell’ultimo quinquennio di duemila miliardi. Stando alla Cgia di Mestre invece la perdita si «limiterebbe» a 1.200 miliardi. Anche ipotizzando che la verità, impossibile peraltro da stabilire, stia nel mezzo, si giungerebbe comunque a concludere che con il mattone si è sbriciolata una cifra prossima al prodotto interno lordo del Paese.
Il mercato sta ora dando i primi segnali se non proprio di ripresa almeno di convalescenza: i prezzi scendono ancora ma di poco e le vendite sono previste in aumento nei prossimi mesi, ma per una ripartenza vera e propria è indispensabile che si verifichino alcune condizioni, che dipendono in buona parte dall’evoluzione dello scenario economico internazionale. Cioè l’aumento del Pil con due corollari: la crescita di occupazione stabile e, soprattutto, la risalita dell’inflazione, da sempre la migliore alleata dell’investimento immobiliare.
Ci sono poi altri due fattori, più controllabili all’interno: la rimodulazione della tassazione immobiliare e un ulteriore allentamento della stretta sui mutui. Il problema oggi non è quello dei tassi, ai minimi storici, ma dell’effettiva possibilità di ottenere un finanziamento senza dover rilasciare garanzie super.
Anche chi crede a un’evoluzione positiva nel medio periodo non ritiene comunque che si potrà tornare ai fasti di dieci anni fa, quando in Italia si effettuavano oltre 850 mila vendite di case all’anno, il doppio di quanto accade oggi. Allora la domanda proveniva soprattutto da chi cercava la sua prima abitazione: dagli immigrati e dai giovani. I «nuovi italiani» sono di fatto spariti dal mercato e non vi torneranno almeno fin quando sul mercato non si creeranno condizioni tali per cui ci sarà bisogno di maggior forza lavoro (ipotesi che non pare all’ordine del giorno). Per quanto riguarda i giovani, i genitori sempre più spesso oggi preferiscono investire sulla formazione e sulla creazione di un’attività microimprenditoriale per i figli piuttosto che comprar loro un appartamento. Sempre più di frequente, peraltro, si assiste al fenomeno della casa paterna o materna in garanzia a fronte di un finanziamento a fini di studio. I figli, per di più, in epoca di sharing economy appaiono molto meno legati a quell’idea di possedere le cose (e l’abitazione) che invece ha spinto i nonni, mamma e papà ad essere padroni di casa in percentuali che non hanno riscontro nei Paesi occidentali.
Il recupero Difficile un ritorno ai fasti di 10 anni fa (850 mila vendite) Allora l’obiettivo era soprattutto la prima abitazione