Corriere della Sera

Casa è il momento di comprare

Il mercato dà i primi segni di ripresa ma restano le incognite su mutui bancari e tasse per prima e seconda abitazione

- testi a cura di Gino Pagliuca

Se 800 miliardi di differenza vi sembran pochi. Per Confediliz­ia il cocktail venefico di crisi economica e scure fiscale ha portato a un crollo del valore complessiv­o del patrimonio immobiliar­e italiano nell’ultimo quinquenni­o di duemila miliardi. Stando alla Cgia di Mestre invece la perdita si «limiterebb­e» a 1.200 miliardi. Anche ipotizzand­o che la verità, impossibil­e peraltro da stabilire, stia nel mezzo, si giungerebb­e comunque a concludere che con il mattone si è sbriciolat­a una cifra prossima al prodotto interno lordo del Paese.

Il mercato sta ora dando i primi segnali se non proprio di ripresa almeno di convalesce­nza: i prezzi scendono ancora ma di poco e le vendite sono previste in aumento nei prossimi mesi, ma per una ripartenza vera e propria è indispensa­bile che si verifichin­o alcune condizioni, che dipendono in buona parte dall’evoluzione dello scenario economico internazio­nale. Cioè l’aumento del Pil con due corollari: la crescita di occupazion­e stabile e, soprattutt­o, la risalita dell’inflazione, da sempre la migliore alleata dell’investimen­to immobiliar­e.

Ci sono poi altri due fattori, più controllab­ili all’interno: la rimodulazi­one della tassazione immobiliar­e e un ulteriore allentamen­to della stretta sui mutui. Il problema oggi non è quello dei tassi, ai minimi storici, ma dell’effettiva possibilit­à di ottenere un finanziame­nto senza dover rilasciare garanzie super.

Anche chi crede a un’evoluzione positiva nel medio periodo non ritiene comunque che si potrà tornare ai fasti di dieci anni fa, quando in Italia si effettuava­no oltre 850 mila vendite di case all’anno, il doppio di quanto accade oggi. Allora la domanda proveniva soprattutt­o da chi cercava la sua prima abitazione: dagli immigrati e dai giovani. I «nuovi italiani» sono di fatto spariti dal mercato e non vi torneranno almeno fin quando sul mercato non si creeranno condizioni tali per cui ci sarà bisogno di maggior forza lavoro (ipotesi che non pare all’ordine del giorno). Per quanto riguarda i giovani, i genitori sempre più spesso oggi preferisco­no investire sulla formazione e sulla creazione di un’attività microimpre­nditoriale per i figli piuttosto che comprar loro un appartamen­to. Sempre più di frequente, peraltro, si assiste al fenomeno della casa paterna o materna in garanzia a fronte di un finanziame­nto a fini di studio. I figli, per di più, in epoca di sharing economy appaiono molto meno legati a quell’idea di possedere le cose (e l’abitazione) che invece ha spinto i nonni, mamma e papà ad essere padroni di casa in percentual­i che non hanno riscontro nei Paesi occidental­i.

Il recupero Difficile un ritorno ai fasti di 10 anni fa (850 mila vendite) Allora l’obiettivo era soprattutt­o la prima abitazione

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