San Diego, la Disneyland «colta» Musei dove (100 anni fa) c’era l’Expo
La scommessa del Balboa Park e la nuova fioritura di locali. Tutti italiani
Gabbiani La costa di San Diego, in California, estrema propaggine verso il Messico: Tijuana dista solo trenta chilometri. Una deviazione interessante per chi programma un viaggio a Los Angeles
Èil giardino culturale pubblico più grande degli Stati Uniti. Crown jewel, sito di punta della città di San Diego, con una media di 14 milioni di visitatori l’anno ( gli stessi di Disneyland). Fondato nel 1868 su un altopiano boschivo di 567 ettari, Balboa Park (il nome è un tributo all’esploratore spagnolo Vasco Núñez de Balboa, il primo europeo a scoprire l’Oceano Pacifico) aggrega 15 musei, uno zoo con 4 mila animali a rischio estinzione ospitati in habitat simili a quelli originari, un orto botanico e lo Spreckels Organ Pavilion, organo a canne inaugurato via telegrafo dal presidente Woodrow Wilson nel 1914.
Una cittadella verde nel cuore di downtown, che quest’anno festeggia il centenario dell’Esposizione universale Panama-California. Seguita dalla fiera internazionale CaliforniaPacific del 1935-36 e dall’Expo del 2000. Eventi che hanno contribuito a disegnare il paesaggio e a definire l’identità del luogo — mix di cultura, sport, intrattenimento, — con la partecipazione degli abitanti. È anche merito degli stakeholder, gruppi d’interesse civico, se molte delle strutture in legno e gesso realizzate per gli eventi temporanei sono state ricostruite in modo permanente: per conservare intatti lo stile Rinascimento spagnolo tipico del Sud California e la funzione di grande spettacolo all’aperto.
Formula ricca di stimoli e contenuti educativi, che ha attraversato un secolo non senza polemiche. L’ultima, tra municipio e gran giurì, sul palinsesto di eventi per il centenario dell’Esposizione universale. Conflitti che, per quanto accesi, tuttavia non hanno interferito con i festeggiamenti. Motivo in più — se state programmando un viaggio a Los Angeles o nella Contea di Orange — per includere nel vostro itinerario una tappa a San Diego. Meta che inizia ad attrarre visitatori non solo per la beachlife (spiagge sconfinate, surf e tramonti mozzafiato), lo stile di vita rilassato ( laid back) e l’eterna primavera. Estrema propaggine della Costa Ovest alla frontiera con il Messico (Tijuana dista solo 30 chilometri) che — vuoi per il fatto di trovarsi in the middle of nowhere (in mezzo al nulla), vuoi per lo spirito do it yourself, autodidatta e senza modelli di riferimento — incuriosisce proprio per la sua diversità: tra la contaminazione e la naïveté.
Non a caso, una delle mostre più interessanti inaugurate per l’anniversario, «Coast to cactus in Southern California» al San Diego Natural History Museum, celebra la biodiversità dell’area, inserita tra le poche al mondo (35 in tutto) con la più alta concentrazione di specie differenti nella stessa area geografica. Un percorso immersivo e multimediale che accompagna il pubblico alla scoperta del territorio: dalle paludi costiere ai canyon urbani, alle montagne al deserto. Scenario mutevole nel quale capita di sentirsi spaesati. Salvo accorgersi che l’aspetto più affascinante è proprio la varietà: la mancanza di tratti univoci, dominanti, sia in ambito paesaggistico sia antropico. Molteplicità che, a Balboa Park, si riflette nell’offerta modulata su pubblici
L’Esposizione universale del 1915 a San Diego
I padiglioni dell’Esposizione in costruzione
Il giardiano botanico all’interno del Bilboa Park
Mare e grattacieli: uno scorcio di San Diego diversi. Succede così che la tribù dell’arte si mescoli ai cultori di Shakespeare o a carovane di famiglie in visita al Museo aerospaziale. Previa sosta al laghetto delle ninfee per il rituale lancio della monetina e un saluto alle carpe koi che sonnecchiano sul fondo, al riparo dalla canicola. O accade, ancora, che a dettare il percorso siano i suoni, rincorrersi di voci e strumenti senza soluzione di continuità. Tra gli appuntamenti musicali del prossimo autunno spicca il concerto gratuito dell’orchestra sinfonica e del coro di La Jolla. Ottanta elementi sparsi nel Giardino dell’amicizia giapponese, il 27 settembre, suoneranno Sila: The Breath of the World, del compositore Premio Pulitzer John Luther Adams: «Un invito all’ascolto ecologico e a una relazione più profonda con il mondo in cui viviamo».
Dalla cultura al cibo, San Diego è in ascesa anche in ambito foodie. Salutista, pioniera della filosofia «from farm to table» (dal campo alla tavola), ricca di aziende agricole e birrifici artigianali. Sarà anche per questo che molti imprenditori italiani della ristorazione — non più figli d’immigrati, ma nuovi arrivati — continuano ad aprire locali. A Little Italy, dove spopolano i tranci farciti di Napizza e la gastronomia veneta di Pan Bon che, ai prodotti regionali, affianca quelli da forno e la pasticceria fresca. E a La Jolla, dove fuori dalla gelateria Bobboi — il gusto più gettonato, «abbamele» è a base di miele sardo, polline e scorza di cedro — c’è sempre la fila. Dopo Ferragosto arriva il tempo della montagna, tra scampagnate, camminate e relax nei rifugi ad alta quota. Per il tradizionale ritrovo sui prati della malga Pezié de Parù, il 21 agosto, il dress code richiesto è pic-nic in stile tirolese: l’evento, quest’anno, porta sulle tovaglie quadrettate i piatti degli chef stellati dei ristoranti Al Capriolo e Il Tivoli di Cortina, e del Ciasa Salares e Rosa Alpina dell’Alta Badia. Dopo pranzo, niente pennichella: il dj Nicola Zucchi tiene alto l’umore degli ospiti (info cortinasummerparty@gmail. com). A trenta chilometri da Cortina, i meno mondani si rigenerano con camminate detox tra i «tabià», i vecchi fienili reinventati come malghe ad alta quota (in alto): l’ospitalità dei proprietari è nota, e ai camminatori offrono quasi sempre un caffè. Il percorso più bello è quello amato da papa Karol Wojtyla, affezionato a queste montagne, che da Lorenzago di Cadore arriva a Passo Mauria: il sentiero si chiama proprio Giovanni Paolo II. Da una valle all’altra, si passa direttamente in Val d’Aosta, a Champoluc, dove i bambini il 22 e il 23 agosto imparano giocando: la fattoria Champoluchèvre in Val d’Ayas propone alle famiglie due giorni di lavori in stalla, mungiture e orticelli da coltivare (info e prenotazioni 0125/307113). Per gli amanti delle escursioni, uno dei percorsi più belli parte dal villaggio Walser di Saint Jacques, sopra Champoluc: a passo svelto si raggiunge il rifugio Petit Bar de Fiery, con un piccolo sforzo percorribile anche con il passeggino. Chi ha più fiato raggiunge la cima e conquista il magnifico colpo d’occhio del Lago Blu. Al ritorno la fatica è premiata con la sosta in uno dei chalet più tipici della vallata: al Fior di Roccia (foto sopra), la cotoletta alla valdostana o la coppa gelato (la specialità) sono servite in tavoloni di legno con vista sul torrente Evançon. (m. pro.)