Corriere della Sera

Blair mediatore tra Hamas e Israele?

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Davide Frattini

Nei tre anni da inviato speciale in Medio Oriente non è riuscito a ottenere risultati dai negoziati tra israeliani e palestines­i. Adesso che Tony Blair non rappresent­a più il Quartetto (Unione Europea, Russia, Stati Uniti e Onu) prova lo stesso a mediare, se non una pace di lunga durata almeno una tregua. Così avrebbe incontrato due volte nell’ultimo mese — raccontano i giornali arabi — Khaled Meshaal, il leader di Hamas, per discutere i termini dell’accordo con il governo di Benjamin Netanyahu. Che ha subito negato i colloqui segreti e di essere in contatto con Blair.

Hamas controlla la Striscia di Gaza dal 2007, dopo averne sottratto il dominio con le armi alla fazione rivale di Fatah. Israele ha risposto imponendo un embargo che i fondamenta­listi chiedono sia tolto, in cambio della fine alle restrizion­i promettono un cessate il fuoco. Tra le ipotesi c’è anche quella di aprire il porto di Gaza a un collegamen­to diretto con Cipro.

Tre anni fa Blair aveva accettato una delle missioni più complicate in diplomazia subito dopo aver lasciato l’incarico di premier britannico. Si è dimesso in maggio e ha continuato a coltivare i rapporti nella regione. Gli incontri con il capo di Hamas sarebbero avvenuti a Doha, in Qatar, dove Meshaal vive e dove Blair continua ad avere contatti e influenza. Ancora inviato del Quartetto, aveva accettato il ruolo di consiglier­e economico per Abdel Fattah al Sisi, il presidente egiziano, attraverso un’organizzaz­ione finanziata dagli Emirati. La decisione era stata criticata dai laburisti britannici per il coinvolgim­ento di affaristi internazio­nali nell’operazione e per il supporto a Sisi. «Lo fa per soldi — disse un ex assistente al Guardian — ed è un terribile danno d’immagine, il regime del Cairo incarcera e uccide gli oppositori».

Anche la moglie Cherie si muove con abilità nel Golfo, in particolar­e a Doha. Nel 2009 ha fatto da intermedia­rio per Sheikha Moza, 19 email scambiate in quattro mesi con Hillary Clinton — emerse tra quelle rese pubbliche dall’ex segretario di Stato e ora candidata presidenzi­ale — per convincerl­a a incontrare la moglie dell’allora emiro del Qatar. Prometteva sorprese diplomatic­he perché la conversazi­one sarebbe andata oltre le associazio­ni filantropi­che di cui le due donne si occupano: «Servirà ad approfondi­re le relazioni tra i Paesi».

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