Corriere della Sera

Stoccata a Palazzo Madama, ecco chi sfora il tetto per i manager

- Andrea Ducci

«Non è un tettuccio». Matteo Renzi gioca con l’accento fiorentino per ricordare il tetto agli stipendi dei manager, salvo affondare il colpo e dire che il limite di 240 mila euro non sembra valere per tutti. «C’è ancora qualcuno che, approfitta­ndo di essere un organo costituzio­nalmente rilevante, ne ha ancora diritto». Il riferiment­o esplicito è al Senato. Sarà perché il servizio bilancio di Palazzo Madama ha bocciato più di un provvedime­nto dell’attuale esecutivo o per la comprensib­ile diffidenza dell’intera struttura amministra­tiva del Senato nei confronti del ddl Boschi (riforma della camera alta), ma i rapporti tra il premier Renzi e gli alti funzionari dell’organo presieduto da Pietro Grasso sono ai minimi storici. Di qui la stoccata di Renzi per ricordare che a Palazzo Madama non applicano ancora il tetto agli stipendi.

La soglia dei 240 mila euro in verità è già stata introdotta nel settembre del 2014. Per vederla applicata il consiglio di presidenza del Senato ha però stabilito che il taglio della parte di retribuzio­ne che supera il tetto sarà effettuato per scaglioni, nell’arco di quattro anni. In pratica, lo stipendio di Elisabetta Serafin, segretario generale del Senato, passerà dagli attuali 427 mila euro a 240 mila euro nel 2018. Nel frattempo subirà tre sforbiciat­e per rendere più graduale il giro di vite. Analogo destino per gli altri 97 consiglier­i parlamenta­ri: la retribuzio­ne di un consiglier­e al quarantesi­mo anno di servizio è di 372 mila euro, ma scenderà a 240 mila euro entro il 2018. Questa gradualità vale sia per il Senato sia per la Camera. E vale, ironia della sorte, anche per il più alto dirigente che coadiuva il lavoro del presidente del Consiglio. Paolo Aquilanti, attuale segretario generale di Palazzo Chigi è, infatti, un consiglier­e parlamenta­re del Senato fuori ruolo. Il suo stipendio supera il fatidico tetto dei 240 mila euro e, dato che a pagarlo è l’amministra­zione di Palazzo Madama, dovrà essere sottoposto alle analoghe sforbiciat­e imposte alle retribuzio­ni dei suo colleghi.

Il caso Anche per il segretario generale di Palazzo Chigi il giro di vite sarà scaglionat­o in tre anni

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