Valentino trionfa e il podio è tricolore
Vale vince e rafforza il suo primato davanti alla rivelazione Petrucci e Dovizioso
L’inno di Mameli suona per tre volte: a Silverstone piovono tricolori. Va in scena «The Italian Job» kolossal firmato a sei mani da Vale, Petrux e Dovi, tre italiani sul podio inglese. Era già successo in Qatar, ma stavolta all’appello manca Andrea Iannone e spunta Danilo Petrucci capace di mettere la Ducati clienti davanti a quella ufficiale di Dovizioso. Un’impresa che un giorno racconterà ai nipoti: da 18° a secondo, prova pure a dar fastidio a Rossi. Poi lascia stare perché il Dottore è un tuono blu sotto l’acquazzone: la sua 112° vittoria in un circuito «ostile» — qui non era mai riuscito a imporsi — è un colpo da fuoriclasse assoluto.
Paziente e letale, Valentino ha invocato la danza della pioggia, aspettato e poi piazzato la stoccata nel giorno in cui Jorge Lorenzo naufraga. Il maiorchino parte come una freccia sull’onda dell’ultimo successo a Brno, l’euforia però dura poco. Por Fuera si spegne: in versione k-way è costretto a difendere mentre in Inghilterra avrebbe voluto attaccare. Con il quarto posto davanti a un inoffensivo Pedrosa contiene i danni, ma Rossi adesso comanda il Mondiale con 12 punti di vantaggio.
Sarà una lotta a due «fino alla fine»: le speranze di Marquez di rimettere le mani sul titolo scivolano via al 13° giro. MM tira al massimo, è l’unico a tenere il passo di Vale, ma anche lui deve arrendersi al «signore delle acque». Che mentre si prende i complimenti del premier Matteo Renzi — «È trionfo Italia. Orgoglio per il podio. E i nostri omaggi al Dottore: semplicemente strepitoso» — rivede il film della corsa: «Grandissima vittoria, questi punti valgono oro — commenta il nove volte campione del mondo — . Non sapevo se la pioggia fosse o meno una bella notizia. Il team mi ha messo a disposizione una moto fantastica, ho trovato subito un ottimo bilanciamento. In griglia c’erano le condizioni pericolose: sembrava di dover andare da Tavullia in Austria, tanto era lunga».
Perché se Lorenzo non faceva paura — «Sull’asciutto sarebbe stato difficile batterlo, ma non finisce qui: lui è veramente tosto» — la sagoma della Honda di Marquez invece sì: «Dopo la caduta di Marc mi sono un attimo rilassato — ammette Rossi, un cartello gli indicava che il Petrux era lì a incalzarlo. L’altro eroe di giornata: 24 anni, ternano, è al suo primo podio nella MotoGp. Un piccolo grande capolavoro costruito con una rimonta spettacolare, lui quasi non ci crede: «Quando ho visto che mi avvicinavo a Rossi pensavo a prenderlo e non a guardarmi dietro. Poi negli ultimi giri ho rallentato e credevo che mi sarei svegliato, presto o tardi, nel mio letto tutto sudato. Invece non era un sogno». Dopo anni a combattere nelle ultime posizioni e un contratto in bilico — la Ducati-Pramac gli ha dato fiducia — Petrucci è la rivelazione del campionato. In una «bella battaglia leale» a base di staccate al limite e controsorpassi, ha battuto l’amico Dovizioso che lo descrive così: «È un cagnaccio, ho avuto paura per lui perché frenava molto tardi e mi aspettavo di vederlo a terra, ma ha guidato molto bene». Pochi giorni fa si allenavano nel famoso ranch di Valentino: Petrux butta fuori pista il padrone di casa che ricorda l’episodio: «Se lo avesse fatto in gara non l’avrei mai più invitato: scherzi a parte sono contento, se l’è meritato». Chissà che festa lo attende a Misano.