Se Londra fa demagogia e chiude la porta agli europei
Che il governo Cameron cerchi di sbarazzarsi dell’Europa, in un modo o nell’altro, è noto a tutti. Adesso pare che voglia sbarazzarsi anche degli europei. O meglio dei cittadini della Ue che attraversano la Manica o per studiare o per lavorare. E poco importa che uno dei pilastri dell’Unione sia il principio della libera circolazione delle persone. Anzi, motivo in più per abbatterlo. Finché si tratta di capitali, ogni confine per Londra deve cadere. Quando si parla di essere umani le cose cambiano. Theresa May ha scritto per il Sunday
Times un articolo che è assai più di una minaccia. Incoraggiata dai numeri sulle migrazioni, indubbiamente difficili da gestire visto che il saldo degli arrivi nel 2014 è stato di 330 mila unità, la conservatrice ministra dell’Interno ha preso la palla al balzo per dire che intende vietare l’ingresso agli europei non titolari di un rapporto di lavoro dipendente nel Regno Unito, ovviamente esclusi i turisti. Downing Street è sul punto di presentare una nuova legge molto restrittiva. Ci sono molte valide ragioni per affrontare con attenzione la realtà ed è condivisibile l’idea di punire chi sfrutta i non regolari o chi li nasconde. Ma le parole della signora May mirano a colpire anche gli studenti. Secondo la sua visione, alla fine di un corso di laurea se il ragazzo non ha una professione garantita dovrebbe lasciare il Paese. Così si usano pretesti fastidiosi per attaccare l’istituzione europea. E si «emigra» nella demagogia.