Corriere della Sera

La sinistra dem sul segretario: vuole i transfughi, non il dialogo

- Alessandro Trocino

ROMA La fiducia sulla crescita dell’Italia, la prospettiv­a delle riforme, il giudizio sull’Ulivo e i riferiment­i a Romano Prodi, Massimo D’Alema ed Enrico Letta. Fa discutere la lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo da Matteo Renzi e pubblicata ieri dal Corriere della Sera.

La lettura di Nicola Latorre è decisa: «Il senso è che Renzi non intende farsi risucchiar­e in una logica di immobilism­o. Conferma la rotta e mette gli altri di fronte alle loro responsabi­lità». Quanto all’accenno a D’Alema («non può ergersi a paladino dell’Ulivo chi lo ha ucciso»), Latorre, che è stato dalemiano, risponde così: «Mi sembra che Renzi voglia dire che non serve rivangare il passato: bisogna discutere dell’oggi e del futuro». D’accordo con lui Matteo Colaninno: «Guai a sbandare o a porre inutili freni».

La minoranza del Pd oscilla tra chi ha perso ogni speranza nel confronto e chi crede in una soluzione. Tra i primi c’è Corradino Mineo, che spara contro Renzi, definito «un iper italiano, uno dei tanti piccolo borghesi che strillano forte, conquistan­o il potere e se innamorano». Critico anche Massimo Mucchetti: «Renzi non ha alcuna voglia di confrontar­si. Vuole la conta e cerca di costruirsi una maggioranz­a di transfughi da Forza Italia e, forse, da Sel e M5S. Politica politicant­e contro una parte del Pd».

Federico Fornaro respinge l’accusa di connivenza con le opposizion­i: «La minoranza del Pd non ha mai firmato emendament­i sulle riforme insieme a Calderoli, Salvini, Grillo e Brunetta». Ma poi valorizza la parte positiva dell’intervista: «Non si può non osservare positivame­nte che Renzi dica quel che la minoranza pd sostiene da tempo e che sul Senato elettivo, sono parole sue, “una soluzione si può trovare”». Anche Cesare Damiano è per «abbandonar­e la logica del braccio di ferro». La sua è un’analisi a due facce: «Vedo in Renzi l’ottimismo della volontà. In me c’è un po’ di pessimismo della ragione. Ma, da non renziano, vedo positivame­nte questa energia». Il problema è il modo: «È sbagliato non confrontar­si». Quanto al passato, «il difetto della sinistra è sempre lo stesso: la sinistra non può continuare a uccidere i suoi leader. Dopo D’Alema, Prodi, Veltroni, Fassino, ora qualcuno vorrebbe che succedesse anche a Renzi. No, decisament­e non siamo farina per ostie».

Sandra Zampa, prodiana, parte dall’analisi del ventennio: «È un grande errore fare degli ultimi venti anni una notte delle vacche nere. Ed è sbagliato trattare antiberlus­conismo e berlusconi­smo come categorie comparabil­i». Per la Zampa, «la grandezza dell’Ulivo è stata la capacità di mobilitare la società e il rispetto nella diversità delle posizioni. Spirito che allora raggiunge anche Renzi e che ora mi sembra che langua». Quanto a D’Alema: «Ha ragione Renzi, purtroppo D’Alema è stato uno di quelli che non ha capito e ci ha portato a un errore dopo l’altro. Sono contenta che oggi D’Alema abbia cambiato idea rispetto a un progetto che ha contrastat­o e collaborat­o a interrompe­re».

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