Corriere della Sera

«Mi stavo per trasferire da loro»

- DAL NOSTRO INVIATO Fa.C.

PALAGONIA (CATANIA) La voce di Giovanni Bisicchia è quella di Palagonia intera, ora che si è saputo che ad ammazzare i coniugi Solano è stato quel ragazzo della Costa d’Avorio ospite del Cara di Mineo: «Basta, siamo esasperati — dice il signor Giovanni — La caccia al nero sta per cominciare, qui prima o poi scoppierà una guerra, perché siamo stanchi di sopportare questi immigrati che rovistano nell’immondizia, entrano nelle case, distruggon­o le nostre piantagion­i. E i politici che fanno? Col Cara ci mangiano e basta…». La villetta del massacro è proprio in fondo al paese di Palagonia, luna rossa e arance rosse a 10 chilometri da Mineo. Manuela Solano, una delle due figlie di Vincenzo e Mercedes, la guarda sconvolta: «I miei genitori — racconta a un amico — stavano rifinendo il secondo piano per ospitare me, mio marito Giuseppe e la nostra Sara. Volevamo avere vicina la loro nipotina e invece ecco com’è finita. Non è giusto». I coniugi Solano erano assai benvoluti in paese: lui, 68 anni, era stato meccanico della Mercedes in Germania e proprio lì aveva conosciuto Mercedes, un nome un destino, spagnola della provincia di Barcellona, 70 anni. I due si erano presto innamorati, con la stessa passione per il ballo. Poi Vincenzo aveva deciso di tornare in Italia e insieme avevano messo su famiglia. Nel cortile, dov’è morta sabato notte Mercedes, scaraventa­ta giù dal balcone, ci sono un fico maestoso, un grande albero di agrumi e alcune viti di uva quasi pronta: il giardino era un’altra delle loro piccole intense passioni. Ora, però, il sindaco di Palagonia, Valerio Marletta, di centrosini­stra, è preoccupat­o. Teme la guerra tra poveri, la caccia al nero: «Dico al prefetto: non lasciateci soli. A dicembre 2013 qui ci fu una rivolta degli immigrati, in 500 da Mineo vennero in paese a protestare — racconta — perché la verità è che quello è un centro di disgregazi­one umana, 3-4 mila persone ci passano anche più di 18 mesi e non imparano una parola d’italiano. Dov’è l’integrazio­ne? È vero che gli immigrati saccheggia­no i cassonetti, è vero pure che distruggon­o gli agrumeti ma lo fanno per rabbia perché se ne vorrebbero andare e invece devono restare. Questa è terra di arancia rossa e così riuscimmo a ottenere dal ministero dell’Interno alcune somme per rimborsare i braccianti. Sapete che fine hanno fatto? Sono state usate dai Comuni del consorzio per le sagre locali: zagare, carciofi…».

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