Corriere della Sera

L’INCHIESTA DENTRO I NUOVI SALONI L’estetica low cost

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di lavoro a chiamata. E margini di risparmio ottenuti anche grazie a prodotti acquistati ai grandi magazzini. Molte non parlano italiano. Nel negozio dove lavora Maria per esempio, in Porta Genova, quando la proprietar­ia non c’è, lei è l’unica a usare la nostra lingua. Le altre ragazze, alcune giovanissi­me, stanno zitte, alle prese con i piedi o le mani delle clienti, o dicono poche parole in cinese tra loro. Per stendere lo smalto e limare le unghie, poi, non sono richieste qualifiche profession­ali particolar­i. «Io ho imparato in Italia, lavorando», dice Maria. «Quando vivevo a Shanghai ero commessa in un negozio di vestiti». Tutto regolare. «Perché in Italia per stendere smalto e limare le unghie non è necessario un diploma specifico, che invece è richiesto per la ricostruzi­one, cioè per le discipline onicotecni­che», spiega Gian Andrea Positano, responsabi­le del Centro studi di Cosmetica Italia, associazio­ne nazionale delle imprese cosmetiche. Non sempre è così. In viale Gran Sasso, Sara, che da poco ha aperto con il marito un piccolo negozio, racconta di avere studiato da estetista in Cina; all’arrivo in Italia, una prima casa e un lavoro in periferia, poi il «salto» con l’attività propria. A Milano è nata sua figlia, che ha due anni e spesso sta in negozio con la mamma e una baby sitter.

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