Corriere della Sera

I bianconeri lasciano maxi spazi Tocca alle loro rivali occuparli

- Di Mario Sconcerti

La Juve non c’è più. Come diceva su altre strade Zarathustr­a, ora bisogna che tutti si prendano la responsabi­lità di essere liberi, non ci sono più riferiment­i, bisogna provare a vincere. Non c’è più nemmeno il mercato, ora si è davanti a noi stessi, si pensa in proprio. Vale per la Roma, che sembra la più forte, ma vale anche per l’Inter, lenta, solida e piena di ottimi solisti, vale per il Torino che sale a 5 gol in due partite. Vale per chiunque si senta ambizioso. C’è uno spazio che non esisteva da una generazion­e. Il lusso di quattro scudetti e l’addio di tre grandi giocatori, hanno sfinito la Juve, soprattutt­o hanno disperso la vecchia disponibil­ità all’amalgama, a volere comunque il risultato. In questo momento la Juve non è nemmeno giudicabil­e. Troppo leggera oltre la difesa, senza un solo giocatore capace di tenere la palla, avere un’idea di gioco. Il problema non è la malattia, capita di non star bene. È non avere mai nessun sintomo di guarigione, come se la malattia non fosse un’eccezione, ma un nuovo modo di vivere. Questa piccola coscienza che s’ingrandisc­e partita dopo partita, sta portando la Juve alla paura e alla rivolta contro se stessa. Mai vista una Juve così irritata e irritabile, nervosa nel proprio interno più che contro gli avversari. Non andrà sempre così, questo è chiaro. Ci saranno altre occasioni, ma questo porta alla valutazion­e complessiv­a, un’idea a priori che non consola molto. La Juve è forte ma non più di altri. Per questo è già pesante il ritardo, perché è senza margini di superiorit­à. Si può perdere contro la Roma, ma giocando a calcio, rispondend­o alla differenza degli altri. La Juve ha perso dal primo minuto, ha passato la metà campo poche volte e male. Ha perso la dote che più ne aveva fatto una grande

Dov’è la personalit­à La squadra di Allegri sconfitta su ogni piano ha perso la dote più grande: la personalit­à

squadra, la personalit­à. Questa non è una squadra, è sfilacciat­a, ha poca classe e poca voglia, picchia anche molto meno. Mandzukic non serve, non gli arriva un pallone. Dybala, il più vivo, era già sperduto a cinquanta metri dalla porta della Roma. La Juve dei mediani sembra un’idea sempre soffocata, mortificat­a dalla propria insipienza. Altra storia la Roma che pure ha i suoi limiti di insistenza, ma ha tanta qualità da potersi inventare dal niente dieci volte la partita. Molto gira intorno a Pjanic, potenzialm­ente nei primi cinque d’Europa nel ruolo, ma ogni tanto vago. È lui che fa correre o meno la squadra. L’Inter è ancora un po’ ubriaca di cambiament­i senza che se ne veda profondame­nte il costrutto. Manca chi cambi passo, anche

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