Il vecchio predatore Il talento proletario e Dovi lo sgobbone
Oltre alla gioia loro, all’orgoglio nostro, il podio tutto italiano di Silverstone ha offerto tre declinazioni di umiltà rarissime a vedersi nei pressi dell’eccellenza agonistica. Umiltà esposta secondo storie e ruoli diversi. Quella che è servita a Valentino per produrre un altro straniamento dove non aveva mai vinto, dove era dato perdente, destinato a una rincorsa difficile se non disperata.
Macché. Rossi sa cogliere ogni attimo, è diventato un vecchio predatore, capace di colpire senza sprecare colpi, mettendosi mentalmente in discussione nel cuore di una crisi apparente. Gli serviva un filo d’acqua per navigare di nuovo davanti, ha offerto un saggio di razionalità e talento. Scopo: fare paura, di nuovo, ai suoi grandi avversari, a cominciare da Lorenzo, segnalando la consistenza di risorse tanto sottovalutate quanto illimitate.
L’umiltà di «Danilino» Petrucci ha una radice più proletaria ed è in moto da un pezzo, abbinata ad una bontà d’animo sconcertante e ad un senso dell’umorismo raffinato. Le pieghe — del carattere s’intende — sono dovute al suo babbo «Danilone», il primo sponsor, sprovvisto di denari, provvisto di passione. Lavora anche lui nel Motomondiale ma gira al largo, sta in disparte, pur di non somigliare mai e poi mai ad altri papà, incombenti e portatori di disturbi indelebili. Simile, in questo, al babbo di Rossi, Graziano. Petrucci è abituato a faticare, sin da quando, a Terni, ragazzino, rubava pneumatici esausti al gommista vicino casa. Ha 24 anni, il suo debutto sul podio è una festa per chi crede alle favole, al potere della volontà. Ciò che ti permette di ridere dentro il casco mentre corri dietro a Valentino, con la bandiera a scacchi che sventola, come un premio guadagnato e finalmente consegnato.
Dovizioso era fuori dalle grazie, dopo prove pessime. Ha raddrizzato il morale sudando in quell’umido così British. È un lavoratore, il Dovi, uno che sgobba da anni per scovare qualche pepita. Non molte, dati gli sforzi, dato il talento. Questa, estratta dall’asfalto inglese, premia la Ducati, una famiglia che ha deciso, umilmente, appunto, di mettersi in discussione dopo troppe frustrazioni. Il lavoro non è finito affatto. La Ducati di Petrucci, 2°, è quella dello scorso anno. Come dire che non basta, ma guarda un po’, persino al tramonto di un giorno così bagnato, così solare.
Il tweet di Renzi: «A Silverstone è trionfo Italia. Orgoglio per il podio. E i nostri omaggi al Dottore @ValeYellow46. Valentino Rossi semplicemente strepitoso!».