L’Austria ripristina i controlli ai confini Merkel: aiutare l’Italia sui migranti
Berlino tende una mano a Roma, ed è un segnale di solidarietà fra governi. Ma l’Europa intorno si spacca a blocchi sul dramma dell’immigrazione. In Austria, in Ungheria, in Italia, perfino nell’Artico — dove 150 profughi siriani sono entrati negli ultimi mesi dalla Russia in Norvegia, aderente allo spazio di Schengen anche se non alla Ue — folle disperate sono in movimento. Ieri Angela Merkel ha voluto mettere un punto fermo nella babele degli egoismi nazionali: «C’è un grande accordo — ha detto — sul fatto che l’Italia debba essere aiutata» nella crisi dei profughi, «non è possibile che i tanti migranti che arrivano in Italia ci restino». Il suo allarme è quasi scontato: «Se non riusciremo a distribuire in modo equo i rifugiati, allora la questione Schengen sarà di nuovo in agenda per molti». L’Ue «ne subirebbe le conseguenze per sempre, sul rispetto dei diritti umani», anzi «non ci sarebbe più l’Europa che abbiamo voluto».
In quest’atmosfera, si prepara l’incontro straordinario fra i ministri degli interni Ue, il 14 settembre, a Bruxelles: tutti sanno che sarà probabilmente inutile, senza un vertice dei capi di governo e di Stato che ne sostenga le proposte. Ma sarà sempre meglio delle risse continue. Francia e Germania presenteranno insieme a Bruxelles un piano per la conferma delle quote-immigrati assegnate ai singoli Paesi. Con loro, l’Italia riproporrà l’esortazione a definire meglio un diritto comune d’asilo europeo. Mentre 4 Paesi del centro Europa (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria) stanno formando un blocco comune per respingere il concetto stesso delle quote: un vertice fra loro sarebbe già fissato per sabato, e la Francia bolla come «scandaloso» questo atteggiamento. Per tutta risposta, Budapest convoca sui due piedi l’ambasciatore francese: chi nel passato scherzava sulla «Disunione europea» ha qualche argomento in più.
Sempre a Budapest, centinaia di profughi siriani hanno assaltato i treni in partenza per il Nord al grido di «Germania, Germania!». La polizia ungherese li ha bloccati: arresti, scontri, solo nel pomeriggio i primi due treni sono partiti per la terra promessa tedesca. Ma le frontiere si chiudono in tanti modi: l’Austria, per esempio, ha chiuso per 20 ore le sue con l’Ungheria con la semplice richiesta dei passaporti, e le auto in coda per 30 chilometri hanno sancito nei fatti la sospensione temporanea degli accordi di Schengen e della libertà di circolazione delle persone, principio-base dell’Ue. L’Europa centrale è rimasta tagliata in due. Il commissario Ue sull’immigrazione, Dimitri Avramopoulos, promette nuovi aiuti all’Ungheria, «Paese di prima linea». Mentre il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, invita a muoversi «rapidamente verso regole europee comuni sulle richieste di asilo».