Corriere della Sera

Il nuovo piano per i profughi

Nel 2015 già 686 sbarchi: un record E il sistema di accoglienz­a è saturo In otto mesi sono arrivati in 116 mila E ora servono 20 mila nuovi alloggi Il Viminale sta varando le quote In testa le Regioni più popolose: Sicilia, Lombardia e Lazio

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le cifre sono da record: 686 sbarchi dall’inizio dell’anno che fino a ieri hanno portato in Italia 116.127 persone. Attualment­e sono 94.347 i migranti accolti nei centri governativ­i e nelle strutture reperite grazie all’impegno di prefetture ed enti locali, oltre ai minori non accompagna­ti che sono più di 10 mila. Ma il sistema è saturo, i posti sono finiti e dunque entro qualche giorno dal Viminale partirà una nuova circolare per il reperiment­o di almeno 20 mila alloggi. E la distribuzi­one continuerà ad essere equa, lasciando al primo posto la Sicilia con il 15 per cento e subito dopo la Lombardia con il 13 per cento e il Lazio con il 9 per cento. Una linea decisa già da settimane, nonostante le resistenze delle Regioni del Nord, e confermata in queste ultime ore. Una strategia che si muove sul doppio binario dell’organizzaz­ione dell’accoglienz­a in Italia e della trattativa con Bruxelles in vista del vertice del 14 settembre. Le richies te ch e i l no s t ro Paese presenterà al tavolo dell’Unione Europea prevedono l’innalzamen­to delle quote di profughi da distribuir­e e l’obbligator­ietà per tutti gli Stati di accettarli.

Il documento

I funzionari del Dipartimen­to guidato dal prefetto Mario Morcone hanno riempito ogni luogo idoneo a fornire assistenza dignitosa a chi richiede asilo. Ci sono oltre novemila stranieri nel centri governativ­i, mentre più di 65 mila sono nelle strutture temporanee e oltre 20 mila in quelle messe a disposizio­ne grazie al sistema Sprar. Ora si ricomincia a cercare: le prefetture dovranno attivare le procedure urgenti per reperire altri posti. Obiettivo è quello di trovare sistemazio­ni negli alberghi, nei campeggi, nei residence e nei villaggi turistici che al termine della stagione estiva potrebbero essere disponibil­i ad occupare le stanze garantendo­si comunque un guadagno. L’importante è fare in fretta perché gli analisti prevedono una ripresa degli sbarchi già nei prossimi giorni. Le informazio­ni provenient­i dalla Libia parlano di scafisti sempre più determinat­i ad organizzar­e viaggi della speranza, sia pur di fronte a una carenza di imbarcazio­ni che li costringe a utilizzare mezzi vecchi e quindi pericolosi. I naufragi degli ultimi giorni, a poche decine di miglia dalle coste africane, sono stati causati proprio dall’affondamen­to di gommoni e pescherecc­i vecchi e usurati riempiti con centinaia di persone, moltissimi bambini.

Le quote

Un esodo di fronte al quale l’Italia, come hanno ripetuto in questi giorni il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro Angelino Alfano, continuerà a fare la propria parte tornando però a chiedere un intervento serio dell’intera Unione Europea. Per questo, in vista della riunione straordina­ria di metà settembre, si stila l’elenco delle necessità. Alfano è stato chiaro: i cinque « hotspot », i centri di smistament­o dove procedere al fotosegnal­amento dei profughi, entreranno in vigore appena comincerà la distribuzi­one dei migranti fra tutti i Paesi della Ue. Ma non solo. La delegazion­e del ministero dell’Interno sta già trattando per rivedere i numeri tornando almeno ai 40 mila previsti dall’agenda messa a punto a maggio dal presidente della commission­e Jean-Claude Juncker e poi diventati 32 mila per superare le resistenze di numerosi Stati. Stranieri già presenti in Grecia e Italia che dovranno essere trasferiti altrove. Una possibile mediazione prevede di inserire nella lista dei Paesi da «sfollare» anche l’Ungheria e in questo modo inviare un segnale a quei governi che lamentano di essere destinazio­ne di profughi e clandestin­i e per questo hanno deciso di alzare «muri» e bloccare gli arrivi.

I soldi

Altro capitolo spinoso riguarda i finanziame­nti. Secondo i conti già elaborati, il nostro Paese spenderà per il 2015 circa un miliardo di euro, quasi trecentomi­la euro in più dell’anno scorso. Lo stanziamen­to previsto dal ministero dell’Economia è di 750 mila euro, ma nelle casse del Viminale devono ancora arrivare 380 mila euro e senza quei fondi il sistema rischia di arrivare al collasso. I 310 milioni messi a disposizio­ne dall’Europa saranno infatti erogati in sette anni e dunque rappresent­ano soltanto una minima parte di quanto è necessario per garantire un’assistenza adeguata a chi attende anche mesi per sapere se potrà ottenere il riconoscim­ento di rifugiato.

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