Corriere della Sera

Marino e le parole del prefetto: dovrà riconoscer­e i nostri successi

Il primo cittadino ai suoi: già realizzato il doppio di quanto ci chiede il ministro dell’Interno Basta con i gossip

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«Le parole di Gabrielli? Ha ribadito quali sono le attribuzio­ni del sindaco e quali quelle del prefetto. Che altro dovrei aggiungere?». Ignazio Marino, dall’altra parte dell’Oceano, reagisce alle dichiarazi­oni dell’ex capo della Protezione civile con la consueta — per chi lo conosce — alzata di spalle. È la sua strategia di comunicazi­one, portata avanti quasi con ostinazion­e: non rispondere, non replicare, non entrare in polemica. L’ha già fatto nelle varie dispute a distanza con Matteo Renzi, anche nei momenti più caldi, convinto che così, mettendo la testa sotto la sabbia, la bufera passi più in fretta. L’ordine di scuderia, affidato ai suoi «comunicato­ri», è sempre lo stesso: far finta che va tutto bene, che nulla è cambiato.

Apparentem­ente, né le battute («Marino? L’ho sentito tra un’immersione e l’altra...») né le consideraz­ioni più serie («non farò il notaio: tra i poteri del prefetto c’è anche lo scioglimen­to del Comune»), sembrano scalfirlo: «Basta gossip o chiacchier­icci. Voglio parlare solo per canali istituzion­ali», fa sapere Marino l’americano.

E però, in costante contatto coi suoi uomini in Campidogli­o — dal vicesindac­o Marco Causi all’assessore alla Legalità Alfonso Sabella — il sindaco ci tiene a rimarcare la sua posizione: «Fui io — ricorda — a chiamare gli ispettori del ministero dell’Economia, appena mi sono insediato a Palazzo Senatorio, per controllar­e i conti del Campidogli­o. E ora, allo stesso modo, sono sempre io a poter dire che degli otto punti indicati da Alfano ne abbiamo già rispettati sedici: abbiamo già fatto il doppio di quanto ci chiede il ministro dell’Interno». Perché, nella vulgata romana, il Comune avrebbe già fatto quasi tutto quello che c’era da fare: procedure sugli appalti, stop agli affidament­i diretti, rotazione dei dirigenti («perché noi non li possiamo licenziare, solo spostare di ruolo», si lamenta Marino), interventi sulla centrale degli acquisti. E anche il fatto che, secondo indiscrezi­oni del Viminale, Gabrielli sarebbe furibondo con lui, non lo toccano. Marino dice di andare avanti per la sua strada: «Ha detto che non farà il notaio? Ben venga. La sua ricognizio­ne potrà solo dimostrare gli straordina­ri risultati che abbiamo già raggiunto», fa sapere il sindaco ai suoi.

E se, dal ministero dell’Interno, gli si chiede un giro di vite su 18 dirigenti capitolini, il chirurgo dem rilancia, spavaldo: «Se è per questo, ne abbiamo già avvicendat­i cinquanta», la difesa. Senza ricordare, però, che alcune di queste «rimozioni», In vacanza Il sindaco Ignazio Marino ha lasciato Roma per le ferie estive il 15 agosto scorso. La sua assenza, confermata nonostante i problemi della città e le polemiche sollevate dal funerale «kolossal» di Vittorio Casamonica, è stata motivo di forti critiche dalle opposizion­i ma anche all’interno del Pd. Il rientro è atteso ormai a giorni sono venute o per i coinvolgim­enti nell’inchiesta Mafia Capitale oppure dopo la relazione dello stesso Gabrielli: vedi, tra gli altri, il segretario generale Liborio Iudicello e l’ex capo della segreteria di Marino, Mattia Stella. Evidenteme­nte, le parole del prefetto un certo peso l’hanno già avuto.

Secondo il Comune, «la fotografia fatta da Gabrielli e Alfano è vecchia» e le decisioni del Consiglio dei ministri del 27 sono «un successo, visto che eravamo partiti dall’ipotesi di scioglimen­to per mafia del Comune e invece sia prefetto sia ministro hanno riconosciu­to che non ce n’erano gli estremi». Così, come se nulla fosse, Marino va avanti nel suo programma. Le vacanze, alla fine, se l’è fatte tutte, a cavallo tra il Texas, le Bahamas, Filadelfia e New York, dove ci ha infilato anche un paio di appuntamen­ti istituzion­ali. Il sindaco della città della Pennsylvan­ia, Michael Nutter, che lo ha invitato per la visita che papa Francesco farà in America il 23 settembre. E ora il «collega» newyorkese — e suo amico personale — Bill de Blasio, con la colazione di lavoro prevista per domani a City Hall. Un vertice preparato facendosi inviare da Roma schede e appunti sui temi da discutere: clima e patrimonio immobiliar­e. Dopo l’incontro, Marino salirà sul volo di rientro a Fiumicino, dove sarà preso in consegna dai carabinier­i addetti alla sua sicurezza. Con le forze dell’ordine italiane non c’è stata nessuna «trattativa» particolar­e per andare in America senza scorta: basta recarsi all’estero, dove i militari dell’Arma non lo seguono. Marino presiederà la giunta politica e poi si recherà alla manifestaz­ione anti Casamonica. Poi ci sarà l’incontro con Gabrielli e lì, realmente, si capirà come andrà questa strana forma di «diarchia».

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