Corriere della Sera

«Il sì all’elezione diretta non è un voto di sfiducia»

- Daria Gorodisky

Senatore Massimo Mucchetti, martedì prossimo riprendera­nno i lavori sulla riforma del Senato. Lei appartiene alla minoranza del Pd che chiede, fra le altre modifiche, di tornare all’elezione diretta dei senatori: che previsioni fa?

«In questo momento la maggioranz­a del Senato è favorevole a una Camera Alta eletta direttamen­te dai cittadini in concomitan­za con le Regionali».

Renzi invece afferma che avrà i numeri per approvare il testo voluto dal governo.

«A questo mondo tutto è possibile. Però, il numero di quanti hanno sottoscrit­to emendament­i per l’elezione diretta va ben oltre la maggioranz­a assoluta. In ogni caso, mi sembrerebb­e una triste soluzione approvare una legge costituzio­nale con il 50,01%, puntellato da voltagabba­na».

Dunque, se il presidente del Senato farà rivotare l’articolo 2 della riforma…

«Non farà altro che ripetere quanto fece Napolitano nel ‘93: come ha ricordato il professor Ainis sul Corriere, da presidente della Camera ammise emendament­i alla legge sull’immunità parlamenta­re già votata da entrambe le Camere».

…si andrà al muro contro muro? O state negoziando?

«Allo stato, il segretario del Pd — e premier — non sta parlando con la minoranza del Pd, ma si sta rivolgendo ai partiti di opposizion­e e sta cercando di arruolare transfughi di vario genere e provenienz­a e di diverse ambizioni».

Volete emendare altri punti della riforma: sarete irriducibi­li anche su quelli?

«Se ci fosse stata una negoziazio­ne, avremmo parlato. Ma, al momento, vedo soltanto il tentativo di una forzatura. Mi auguro ancora che si arrivi a una soluzione, però non può essere una qualsiasi».

Il vostro capogruppo, Zanda, vi chiede di aderire alle scelte della maggioranz­a del partito, «come avviene nei condomìni e nei Cda» .

«Nei Cda ogni consiglier­e interpreta liberament­e l’interesse complessiv­o della società, non ha vincolo di mandato. E risponde personalme­nte davanti alla legge. Non può dire: me l’ha ordinato la holding. Zanda deve pur esercitare il suo ruolo. Però norme, statuti e regolament­i del Pd e del gruppo lasciano libertà di coscienza su temi etici e costituzio­nali. Il centralism­o democratic­o appartenev­a al Pci. Il Pd non è diverso?».

Renzi parla di urne anticipate se cambiasser­o le modalità per eleggere i senatori.

«Un aut aut che non esiste. Se Palazzo Madama approvasse l’elezione diretta dei senatori, così come già accade in Spagna e Usa, non verrebbe certo meno la riforma che supera il bicamerali­smo paritario. Non credo che Renzi si dimettereb­be: come usa dire lui agli altri, se ne farebbe una ragione».

E per voi sarebbe la soluzione migliore?

«Sì. Gli emendament­i non rappresent­ano un voto di fiducia. Si tratta di materia parlamenta­re che non coinvolge la responsabi­lità del governo. E poi, voto anticipato per rieleggere Camera e Senato tali e quali, e con il proporzion­ale? Ma di che cosa parliamo?».

Statuti e regolament­i del partito lasciano libertà di coscienza sui temi etici e costituzio­nali: il centralism­o democratic­o era del Pci

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