Rughetti: più welfare? Ora una stretta sugli affitti
Da dove si parte per eliminare l’inefficienza di un’amministrazione pubblica — evidenziata ieri sul Corriere della sera da Alberto Brambilla — che conta una moltitudine di Comuni con poche centinaia di abitanti o Regioni grandi come un quartiere di Milano? Secondo il sottosegretario per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti ( foto), il lavoro da fare muove da una premessa chiara: «La scrittura di un nuovo piano industriale della Repubblica Italiana. Un progetto, insomma, che definisca quali sono i servizi di base che lo Stato deve riconoscere e garantire a tutti i cittadini» . Tradotto cosa vuol dire? «Significa muoversi nel solco dei capisaldi fissati con l’abolizione delle province e con la riforma della Pubblica amministrazione. Intendo dire un piano che stabilisca un percorso stringente di riordino delle partecipate pubbliche, eliminando situazioni che, per esempio, vedono gli enti locali perdere soldi nelle farmacie comunali. Va adottato definitivamente il modello che attraverso l’eliminazione delle province consentirà di tagliare circa 4 mila poltrone». Bene le province e le farmacie comunali. Ma i veri risparmi come si ottengono? «Andando a incidere su una cultura amministrativa che deve cambiare. Non è più possibile immaginare un Paese dove la gestione delle banche dati resta una prerogativa esclusiva dell’ente che dispone di quelle informazioni. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: enti che non dialogano ed erogano servizi, sussidi, prestazioni o agevolazioni sovrapponendosi. Tutto questo deve finire, è un sistema da rottamare. Proseguendo il lavoro avviato da Carlo Cottarelli e portato avanti da Yoram Gutgeld, in veste di commissario alla spending review. Sottolineando una questione indispensabile». A quale si riferisce? «Nessuno vuole tagliare indiscriminatamente. L’obiettivo vero è ottenere costi e fabbisogni standard univoci che consentano di spendere meglio». Un esempio concreto? «Il tema della logistica che riguarda l’intera macchina amministrativa. Una struttura che ancora oggi occupa immobili per circa 20 milioni di metri quadrati, cioè a dire in media ottanta metri quadrati per ogni dipendente. Il costo di questa organizzazione si traduce, tra l’altro, in spese per affitti pari a 2 miliardi di euro. A partire dal 2015 ridurremo questa voce del 30% e, poi, del 50% nel 2016, utilizzando palazzi e sedi dell’amministrazione pubblica. Qualche privato perderà un contratto di affitto, ma peggio sarebbe continuare a spendere male i soldi della collettività».