Corriere della Sera

Assalto nazionalis­ta al Parlamento di Kiev Ucraina nel caos per l’autonomia al Donbass

Un morto e un centinaio di feriti. Poroshenko si appella all’unità di fronte al «vero» nemico esterno

- Fabrizio Dragosei @Drag6

La strada verso una pace vera in Ucraina si fa sempre più difficile con gli indipenden­tisti che giudicano insufficie­nti le concession­i di Kiev e i nazionalis­ti che contestano le misure del governo volte ad applicare l’accordo raggiunto con la Russia. Tanto che ieri gli estremisti di destra che manifestav­ano davanti al Parlamento sono arrivati al punto di lanciare una bomba a mano (un ordigno con un raggio utile di 200 metri) contro la guardia nazionale che proteggeva i deputati, uccidendo un militare e ferendone un centinaio, alcuni in modo gravissimo. Il presidente Petro Poroshenko si è appellato al Paese perché ritrovi l’unità di fronte al « vero » nemico esterno, mentre il primo ministro Arsenij Yatsenyuk ha detto che gli estremisti di destra sono peggio dei separatist­i perché distruggon­o il Paese «dall’interno».

La legge che concede un minimo di maggiore autonomia ai territori del Donbass, che oggi sono separati de facto, è stata approvata dalla Rada con 39 voti di maggioranz­a, subito prima dei violentiss­imi scontri in piazza. Si tratta di autonomie previste dagli accordi di pace raggiunti a Minsk, in Bielorussi­a, con l’intervento di Francia, Germania e Russia.

Le norme votate dal Parlamento non sono state concordate con i ribelli di Donetsk e Lugansk che, in realtà, le giudicano del tutto insufficie­nti. Sull’altro fronte, i nazionalis­ti di estrema destra e perfino esponenti «storici» del movimento democratic­o ucraino, come la ex pasionaria Yulia Tymoshenko, bocciano a priori queste riforme costituzio­nali: «Una strada che porterà alla perdita di altri territori», ha tuonato Yulia, mentre gli esponenti del partito Svoboda, definiscon­o la legge «una capitolazi­one di fronte al Cremlino».

Per avere una minima possibilit­à di essere accettata dagli indipenden­tisti, la legge dovrà nuovamente essere votata dalla Rada, questa volta con una maggioranz­a qualificat­a difficilis­sima da ottenere. Poroshenko spera di presentars­i con la nuova legge al vertice che si terrà a metà mese con Merkel, Putin e Hollande.

Ma nel Paese i gruppi interessat­i veramente a un compromess­o e ad una pace duratura sembrano sempre più in minoranza. Basti pensare che la stessa Rada ha approvato nei giorni scorsi un altro provvedime­nto che si occupa della glorificaz­ione dei gruppi che hanno lottato per l’indipenden­za dell’Ucraina («per rendere immortale la loro memoria»).

La norma, che per fortuna il presidente non ha ancora controfirm­ato, include tra i gruppi «sacri» contro i quali è reato perfino parlare, organizzaz­ioni che collaborar­ono con i nazisti al massacro degli ebrei (il maggiore, dopo quello polacco) e che «in proprio» sterminaro­no almeno centomila polacchi per «purificare» l’Ucraina. Una delle organizzaz­ioni più famigerate, venne creata in Germania nel marzo del 1945 e comprendev­a addirittur­a i resti della divisione Galizien delle SS.

Una simile legge, contro la quale si sono anche pronunciat­i in una lettera decine di storici di tutti i Paesi, approfondi­rebbe ancora di più il fossato che separa i ribelli del Donbass i quali, sostenuti da Mosca, denunciano in continuazi­one il «ritorno» dei nazisti a Kiev. Si riferiscon­o ai miliziani dell’estrema destra che combattono con elmetti nazisti, ma accusano anche gli esponenti moderati come il presidente Poroshenko che sono a loro volta sotto il tiro dei nazionalis­ti.

Incertezza La norma, passata con 39 voti di maggioranz­a, attende la controfirm­a del presidente

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 ??  ?? Scontri di piazza Alcuni momenti dei violenti incidenti avvenuti ieri davanti al Parlamento ucraino a Kiev. Qui sopra, la bomba lanciata dai dimostrant­i e, sotto, un soldato della guardia nazionale ferito
Scontri di piazza Alcuni momenti dei violenti incidenti avvenuti ieri davanti al Parlamento ucraino a Kiev. Qui sopra, la bomba lanciata dai dimostrant­i e, sotto, un soldato della guardia nazionale ferito
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