Assalto nazionalista al Parlamento di Kiev Ucraina nel caos per l’autonomia al Donbass
Un morto e un centinaio di feriti. Poroshenko si appella all’unità di fronte al «vero» nemico esterno
La strada verso una pace vera in Ucraina si fa sempre più difficile con gli indipendentisti che giudicano insufficienti le concessioni di Kiev e i nazionalisti che contestano le misure del governo volte ad applicare l’accordo raggiunto con la Russia. Tanto che ieri gli estremisti di destra che manifestavano davanti al Parlamento sono arrivati al punto di lanciare una bomba a mano (un ordigno con un raggio utile di 200 metri) contro la guardia nazionale che proteggeva i deputati, uccidendo un militare e ferendone un centinaio, alcuni in modo gravissimo. Il presidente Petro Poroshenko si è appellato al Paese perché ritrovi l’unità di fronte al « vero » nemico esterno, mentre il primo ministro Arsenij Yatsenyuk ha detto che gli estremisti di destra sono peggio dei separatisti perché distruggono il Paese «dall’interno».
La legge che concede un minimo di maggiore autonomia ai territori del Donbass, che oggi sono separati de facto, è stata approvata dalla Rada con 39 voti di maggioranza, subito prima dei violentissimi scontri in piazza. Si tratta di autonomie previste dagli accordi di pace raggiunti a Minsk, in Bielorussia, con l’intervento di Francia, Germania e Russia.
Le norme votate dal Parlamento non sono state concordate con i ribelli di Donetsk e Lugansk che, in realtà, le giudicano del tutto insufficienti. Sull’altro fronte, i nazionalisti di estrema destra e perfino esponenti «storici» del movimento democratico ucraino, come la ex pasionaria Yulia Tymoshenko, bocciano a priori queste riforme costituzionali: «Una strada che porterà alla perdita di altri territori», ha tuonato Yulia, mentre gli esponenti del partito Svoboda, definiscono la legge «una capitolazione di fronte al Cremlino».
Per avere una minima possibilità di essere accettata dagli indipendentisti, la legge dovrà nuovamente essere votata dalla Rada, questa volta con una maggioranza qualificata difficilissima da ottenere. Poroshenko spera di presentarsi con la nuova legge al vertice che si terrà a metà mese con Merkel, Putin e Hollande.
Ma nel Paese i gruppi interessati veramente a un compromesso e ad una pace duratura sembrano sempre più in minoranza. Basti pensare che la stessa Rada ha approvato nei giorni scorsi un altro provvedimento che si occupa della glorificazione dei gruppi che hanno lottato per l’indipendenza dell’Ucraina («per rendere immortale la loro memoria»).
La norma, che per fortuna il presidente non ha ancora controfirmato, include tra i gruppi «sacri» contro i quali è reato perfino parlare, organizzazioni che collaborarono con i nazisti al massacro degli ebrei (il maggiore, dopo quello polacco) e che «in proprio» sterminarono almeno centomila polacchi per «purificare» l’Ucraina. Una delle organizzazioni più famigerate, venne creata in Germania nel marzo del 1945 e comprendeva addirittura i resti della divisione Galizien delle SS.
Una simile legge, contro la quale si sono anche pronunciati in una lettera decine di storici di tutti i Paesi, approfondirebbe ancora di più il fossato che separa i ribelli del Donbass i quali, sostenuti da Mosca, denunciano in continuazione il «ritorno» dei nazisti a Kiev. Si riferiscono ai miliziani dell’estrema destra che combattono con elmetti nazisti, ma accusano anche gli esponenti moderati come il presidente Poroshenko che sono a loro volta sotto il tiro dei nazionalisti.
Incertezza La norma, passata con 39 voti di maggioranza, attende la controfirma del presidente