La vicenda
Vincenzo Solano, 68 anni, è stato ucciso domenica assieme alla moglie Mercedes Ibanez, 70 anni, nella loro villa di Palagonia (Catania). Il pensionato è stato sgozzato, lei è stata spinta dal balcone
Sospettato del duplice omicidio è un ivoriano, Mamadou Kamara, ospite del centro di accoglienza richiedenti asilo «Cara» di Mineo
Le indagini sono partite da controlli all’ingresso del Centro: nel borsone del giovane sono stati rinvenuti un telefonino, di proprietà di Solano, un pc e un pantalone con macchie di sangue
I carabinieri si erano recati a casa del proprietario del telefonino per accertamenti e hanno trovato i corpi. L’ivoriano, che al momento è accusato di ricettazione, si è difeso sostenendo di aver trovato il telefonino
Il procuratore capo di Caltagirone, Giuseppe Verzera, non ha dubbi: «C’erano almeno altre due-tre persone con Mamadou Kamara l’altra notte, che l’hanno sicuramente aiutato a compiere il duplice delitto, perché la scena che abbiamo visto era apocalittica, in quella casa c’era uno sconquasso, è stato un massacro senza precedenti...». Per dare un nome ai complici del presunto carnefice di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, i due anziani coniugi assassinati nella villetta di via Palermo 211 a Palagonìa, la Squadra Mobile di Catania e gli agenti del commissariato di Caltagirone, diretti da Marcello Ariosto, stanno interrogando tutti gli immigrati
Il procuratore «In quella casa c’erano almeno altri due o tre: la scena che abbiamo visto era apocalittica»
dal nostro inviato
«Ma perché mi tenete qui, ma perché non mi lasciate andare a casa?», così, calmo e tranquillo, tutto sommato in un buon francese, continuava a ripetere domenica Mamadou Kamara, pure quando ormai s’erano fatte le undici di sera e nella stanzetta del commissariato di Caltagirone il capo della Squadra Mobile di Catania, Antonio Salvago, dopo tredici lunghissime ore di faccia a faccia, stava ancora lì a domandarsi come potesse questo diciottenne ivoriano restare impassibile davanti all’evidenza. Gli aveva appena detto, il superpoliziotto che somiglia vagamente a Montalbano, di aver scoperto nella memoria del suo cellulare una foto di lui inequivocabile, di Mamadou vestito con dei pantaloni neri e una vistosissima cintura di pelle bianca con la scritta «Gaudì» sulla fibbia. Proprio quel paio di pantaloni neri legati dalla stessa cintura bianca — ma stavolta