Corriere della Sera

L’ILLUMINISM­O COME GUIDA NELL’EMERGENZA MIGRANTI

- Presidente sezione di Cassazione di Giuseppe Maria Berruti

Caro direttore, la paura del lontano è la ragione per la quale gli uomini si uniscono.Per rassicurar­si con la riconoscib­ilità del vicino. Ma la rassicuraz­ione può diventare ragione di paura. Quella di perdere ciò che si è conquistat­o. Per colpa del nuovo arrivato. Che modifica le certezze. La storia si muove anche sull’equilibrio delle paure. E l’Europa è nata dalla paura della guerra tra vicini. Un antidoto verso gli egoismi nazionali, capace di unire le culture e le economie. Ha funzionato per quasi cinquant’anni, perché non era messa alla prova da nuove paure. Oggi la migrazione dei poveri del sud che fuggono dal dolore propone un isolazioni­smo che non ha futuro. È la forza economica di una Europa fatta di bilanci in parità, lontana dai rischi economici che nascono da ogni progetto di qualche ardimento che, alla fine, viene innalzata ad obiettivo.

La particolar­ità della posizione della Chiesa cattolica sta nel fatto che non subisce l’angustia nazionale. Il suo terreno è il mondo. L’ Unione Europea è una somma di interessi. Guarda il mondo con il filtro delle visioni nazionali. Non ha approntato un percorso che includa la faticosità della democrazia rappresent­ativa. E la durezza del meccanismo elettorale che impone di fare i conti con tutte le possibili suggestion­i. La rappresent­azione politica. I migranti, che pretendono una risposta subito, stanno mettendo alla prova uno schema di civiltà democratic­a collaudato.

Io credo si debba muovere

Evoluzione Il bello delle conquiste democratic­he è che non si fermano mai e superano i limiti

dalle conquiste giuridiche che l’Unione ha consentito. Più diritti di quanti erano garantiti dagli Stati. L’Europa non ha camminato solo sul terreno della finanza e della economia. Ha consentito straordina­ri progressi civili, attraverso i Trattati prima, quindi attraverso la giurisprud­enza dei piccoli e dei grandi giudici. Il colloquio tra Corte del Lussemburg­o, Corte dei diritti dell’uomo e Corti supreme e costituzio­nali ha terremotat­o il tessuto civile ottocentes­co e primo novecentes­co. La struttura costituzio­nale europea della persona e della impresa è realtà diffusa che accetta

il cambiament­o. Che orienta i governi verso uno statuto complessiv­o sempre più comprensiv­o della necessità di superare le particolar­ità nazionali. Il principio di libertà viene declinato in tutte le manifestaz­ioni della vita civile.

I diritti nazionali sono di fatto integrati da ragioni e da logiche sovranazio­nali.

Non si può essere altruisti ed egoisti contempora­neamente. Non si può rimanere legati da un patto sovranazio­nale capace di superare le angustie dei confini e diretto ad assicurare alla regola giuridica la attitudine a governare le novità, e nello stesso tempo chiudere il confine ai popoli che non hanno conosciuto l’Illuminism­o. Questa chiusura ne porterebbe altre, e questa volta dentro l’Europa. Ci impedirebb­e di capire che la modernità democratic­a è un traguardo mobile. Che non si raggiunge. Perché si sposta sempre in avanti, insieme ai bisogni dell’uomo. Ci fermerebbe a quanto conseguito fino ad oggi. Nella illusione di una sicurezza possibile per noi soli.

Occorre ripartire dalla nostra nozione dei diritti. Che nascono bisogni deboli e chiedono alla legge la sua forza. Ripartire dal diritto alla vita, alla eguaglianz­a, alla dignità ed alla sicurezza della persona. Farne il motore di una grande economia della convivenza che prosciughi l’odio, come ci raccomanda il presidente Mattarella.

Non esiste alternativ­a tra una accoglienz­a che assicuri dignità ai migranti, ed il lasciare che le loro barche affondino. Facendo finta di non capire. Abituandoc­i alla morte dei poveri. E mettendo le nostre paure a difendere diritti che valgono solo per noi.

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