Corriere della Sera

GLI EQUIVOCI DELL’UCRAINA TRA CRISI E SECESSIONI­SMO

- Francesco Battistini

Realpoliti­k o Uralpoliti­k? Le granate davanti alla Rada di Kiev, se non altro, chiariscon­o un equivoco che dura ormai da due anni: dalla rivolta di Maidan, dal « golpe americano» (definizion­e di Mosca) che prima provocò lo strappo incruento della Crimea e poi quello sanguinoso dell’Ucraina Orientale. Le posizioni sono più evidenti, adesso: lo scontro non è solo fra un Est armato dai 50 mila «volontari» di Putin e un Ovest protetto dagli Stealth di Obama. No: a Kiev, twittava giorni fa un editoriali­sta filogovern­ativo, è l’ora di decidere fra la retorica dei sacri confini degli Urali, «l’Ucraina indivisibi­le baluardo d’Europa», e il realismo d’un Donbass più autonomo. Per il re della cioccolata, il premier Poroshenko, una scelta amara e necessaria: la prevedono gli accordi sul cessate il fuoco, peraltro poco rispettato, l’impone un’economia al default. Picchiano duro i guardiani rasati della rivoluzion­e, ma anche nella destra nazionalis­ta s’avanza il dubbio: morire per quelle repubblich­ette autoprocla­mate? Tenersi stretti i grandi capitali delle mafie orientali? Laggiù, è più il gas che consumano del Pil che producono. Le fabbriche sono ormai vecchie e inquinanti. La tanto mitizzata produzione è crollata anche dell’80%. Chi avrà mai i soldi per ricostruir­e e ripartire?

Il realista Poroshenko, senza cedere sull’indipenden­za e sullo statuto speciale, si trova per paradosso a dover difendere i secessioni­sti. Provando a dar loro un po’ di guinzaglio lungo, simulando qualche potere ai consigli regionali o alle «ronde del popolo». Inutile. Troppi morti al fronte. Troppi fronti aperti. L’ala destra dice no. «L’Ucraina per i russi è come Gerusalemm­e per gli ebrei», ha avvertito un giorno Putin. Retorica e granate: il contrario di quel che serve.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy