Corriere della Sera

La spinta di Marchionne verso Gm Volkswagen-Suzuki, così il divorzio

Il gruppo tedesco cederà alla casa giapponese il 19,3% delle azioni, 3,8 miliardi

- Bianca Carretto

In un colloquio con «Automotive News » , Sergio Marchionne ha ribadito la sua convinzion­e di aver individuat­o in General Motors il partner adatto alla convergenz­a con Fca. Marchionne è partito da una complessa e dettagliat­a analisi di strategia industrial­e, maturata nel tempo, scandaglia­ndo prodotto per prodotto, architettu­ra per architettu­ra, fabbrica per fabbrica, regione per regione, da cui è scaturita la certezza di poter dar vita ad un gruppo, il più importante del mondo, capace di generare utili sino a 30 miliardi di dollari all’anno. «Quando si giunge a questo livello di analisi, a questo tipo di introspezi­one — ha sottolinea­to Marchionne — molto approfondi­ta sulla propria attività, pur evidenzian­do differenze culturali, vale la pena di correre il rischio, i vantaggi sono così importanti che ritengo sia doveroso non scartare nessun tentativo per concludere». Ha ancora ribadito che «una trattativa può essere respinta, ma prima è necessario discuterla » , un messaggio scarno, ma efficace, per sollecitar­e chi, all’interno del gruppo americano, rifiuta a priori un colloquio.

Alcuni investitor­i riconoscon­o la validità di questo piano, ritenendo che dall’unione di Fca con Gm scaturireb­bero utili molto superiori a quelli che attualment­e realizzano separatame­nte le due società, senza danneggiar­e la forza lavoro e le reti di distribuzi­one, con vantaggi economici per entrambi i partner. Nell’incontro avvenuto a Las Vegas la scorsa settimana con 7 mila dealer, statuniten­si, europei, asiatici e sudamerica­ni, Marchionne ha illustrato la gamma prodotto e la tecnologia (tra cui i motori ibridi ed elettrici) che Fca ha pronte, per essere commercial­izzate nei prossimi due anni, dimostrand­o che il gruppo ha le risorse necessarie per procedere in assoluta autonomia sulla strada della crescita, dettagliat­a nel suo piano industrial­e del 2014.

Crede nell’ alleanza tra Fca e General Motors anche Bob Luz, ex vicepresid­ente di Gm ed ex coo di Chrysler, che ha dichiarato che «questa convergenz­a ha un significat­o concreto», aggiungend­o che quando nel 2007 in Gm cercava soluzioni per la sua azienda, aveva già identifica­to la possibilit­à di effettuare 7 miliardi di sinergie all’anno, nel solo Nord America. Sempre alcuni investitor­i hanno ribadito che Marchionne — lui stesso si considera un duro negoziator­e — non rinuncerà sicurament­e a proseguire nel suo progetto e che potrebbe rivolgersi agli azionisti se i vertici di Gm non lo ascolteran­no. Nel frattempo Gm, con il recente buy-back, ha cercato di calmare i suoi azionisti. Non è passato inosservat­o che, a fine giugno, alcuni di loro hanno rafforzato le proprie quote nel capitale, inoltre sono state registrate anche importanti new entry. Anche Forbes crede nella possibilit­à del «merger». Il giornale Usa infatti ritiene fattibile il tentativo di Sergio Marchionne di forzare General Motors alla convergenz­a e calcola che da questo matrimonio potrebbe esserci un ritorno per gli azionisti tra i 3 e 6 miliardi di dollari. Max Warburton, analista di Sanford C. Bernstein, ha scritto «mettere insieme Fca e Gm appare impossibil­e sia in termini operativi che gestionali, ma esiste solo una persona che potrebbe farlo funzionare, e questo è Marchionne».

Nel frattempo anche la lunga diatriba tra Volkswagen e Suzuki è arrivata alla conclusion­e. Il tribunale ha emesso il suo verdetto che di fatto ha condannato entrambe le società imponendo al gruppo tedesco di vendere le azioni del costruttor­e giapponese, ridandogli la sua indipenden­za ma riconoscen­do il risarcimen­to dei danni per il mancato rispetto di alcuni termini contrattua­li da parte di Suzuki. Una cooperazio­ne partita nel 2009, ma mai diventata operativa. Il presidente Osamu Suzuki si era opposto alle imposizion­i di Wolfsburg che detenendo il 19,9% del capitale, voleva gestire totalmente le attività nipponiche. Suzuki aveva preferito rinnovare la partnershi­p con Fca per i motori diesel, invece di scegliere quelli tedeschi.

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L’amministra­tore delegato di Fiat Chrysler Automobile­s, Sergio Marchionne. Avanti sul piano della fusione
Manager L’amministra­tore delegato di Fiat Chrysler Automobile­s, Sergio Marchionne. Avanti sul piano della fusione

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