«Conflitti, pregiudizi e diversità La voce segreta del mio Pasolini»
di chi, negli anni 70, stava preparando l’avvento di una nuova gioventù che a lui non piaceva affatto, perché non aveva a suo avviso proprio nulla di nuovo». Ed è significativo il fatto che questo progetto scenico si realizzi a Matera, «dove Pasolini — ricorda Latini — cinquant’anni fa aveva girato il Vangelo secondo Matteo ».
Il «precettore Pasolini» si rivolge così a Gennariello, ideale allievo napoletano, «perché immaginava che solo al Sud — interviene Pavolini — ci potesse essere un discepolo avulso dalle paranoie dei consumi, delle leggi del mercato e che quindi potesse recepire un universo poetico cui Pasolini guardava come Eden perduto».
E altri testi di PPP, come Poesia nella scuola, dove lo scrittore friulano esalta l’importanza dello studio della tradizione lirica nel sistema scolastico; la sceneggiatura di un film mai realizzato, Il padre selvaggio, di cui è protagonista un ragazzo di colore ribelle che, per diventare socialmente adulto, deve uccidere un leone; ma anche Il discorso dei capelli dagli Scritti corsari dove si analizza il fenomeno dei «capelloni», oppure l’articolo «La colpa non è dei Teddy Boys» dove punta il dito contro l’ipocrisia dei benpensanti; e infine la poesia Supplica a mia madre. «Pasolini Street art Il murale su Pasolini realizzato a Matera dall’artista francese Ernest Pignon-Ernest (foto: @Davideracco nta su Instagram) Dall’alto Una veduta di Matera dove, in cima, spicca la chiesa rupestre di Santa Maria di Idris ( affronta, in maniera indiretta, anche il tema dell’omosessualità — riprende Latini —. Non pronuncia mai la parola precisa, piuttosto parla della diversità. Della sua colpa di essere un diverso. Dice, grosso modo: io sono come un negro in una società razzista, sono un tollerato. Ma nella tolleranza è implicita già la condanna».
Lo spettacolo è destinato non solo al pubblico presente a Matera, ma anche a quello radiofonico: «La radio è un mezzo cieco — continua il protagonista — e proprio per questo ha potenzialità straordinarie, perché non è limitata dall’immagine che, inevitabilmente, distrae dall’ascolto. Paradossalmente è il contrario del teatro, la cui etimologia è proprio vedere, guardare... La radio invece si ascolta e non si guarda».
È per questo che Latini sta costruendo una grammatica del suono. «Cercherò di dire le parole con l’intenzione di esaltarne i contenuti: come se insomma si assistesse allo spettacolo a occhi chiusi. Faccio un lavoro sulla voce come se non fosse emessa ma pensata, cercando qualcosa nelle periferie della voce stessa che possa essere proposto anche non visibilmente: voce come respiro amplificato. Una procedura che con gli scritti di Pasolini è efficace: le sue parole hanno una sorta di eco interiore che si traduce in dimensione sonora. Ma protagonista sarà anche il silenzio, perché pure il silenzio è un suono».