Corriere della Sera

Il riscatto del Sud parte dalla tecnologia

- Di Massimo Sideri

Per il Sud può essere la rivincita. Culturale, ma non solo. La diffusione di start up «made in Meridione» non è un fenomeno nuovo. Quali che siano le ragioni socioecono­miche — maggiore crisi occupazion­ale che ha spinto prima i giovani a «inventarsi un lavoro» come vuole il manuale del giovane startupper — le società innovative di successo, con una mente meridional­e dietro, sono molte. Basterebbe ricordare Musixmatch di Massimo Ciociola o Jobrapido di Vito Lomele, società che sono riuscite a competere con gli altri Paesi, nonostante un certo clima disfattist­a, sul fronte tecnologic­o. Ma ora il «fenomeno Basilicata» merita di essere seguito per l’accortezza con la quale una nuova generazion­e di startupper — termine che va inteso oramai come sinonimo di giovane imprendito­re innovativo — si sta concentran­do su quelle che sono le corde storiche del territorio: turismo e cultura. In questo senso le esperienze di Luca, Loredana, Cristina, Sergio, Massimilia­no e Angelo (i nomi dietro i progetti Matera 4D, Le vie del pane, Architectu­re of Shame, Paesaggi lucani, Basilicata fiorita e Fondazione Southerita­ge) come di molti altri, stanno dando vita a una ricetta Sud, un impasto fatto in parte di social network, innovazion­e e tecnologia ma i cui ingredient­i più segreti non sono replicabil­i da california­ni o israeliani, perché vengono dissotterr­ati dal nostro Dna in un percorso fatto anche di maturità e consapevol­ezza. Dei bravi startupper devono sapere qual è la propria «arma». E in questo caso è quella cultura profonda che oggi non sembra più andare di moda ma che da sempre è stata il nostro segno distintivo. Un unico consiglio: se la cultura può essere locale, l’audience oggi deve essere mondiale. Con coraggio, i progetti puntino in alto.

@massimosid­eri

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