L’Italia cresce di più Calano i disoccupati Renzi: ripartiamo
Scontro con Bruxelles per le tasse sulla casa
Secondo l’Istat, l’Italia cresce, oltre le previsioni. L’Istituto rivede al rialzo il Prodotto interno lordo che sale a +0,4% (da +0,3) nel primo trimestre, a +0,3% (da 0,2%) nel secondo. E tocca il +0,7 su base annua (da +0,5). Lavoro, aumentano gli occupati e diminuiscono i senza lavoro (3 milioni e 101 mila unità). Renzi: ripartiamo.
«Cresce il pil, crescono gli occupati, meno disoccupazione. Le riforme servono». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, commenta così i nuovi dati dell’Istat sull’economia. «Non siamo ancora la maglia rosa, non siamo quelli che crescono piu’ di tutti, ma siamo tornati nel gruppo dei Paesi di testa europei, anche se non mi accontento: voglio che l’Italia torni a essere il punto di riferimento dell’economia europea e, e per farlo serve l’aiuto di tutti» dice Renzi.
Intanto l’economia, grazie al turismo, la produzione industriale, l’Expo, «si è rimessa in moto» dice Renzi. «Quello che è fondamentale è che tutti insieme diamo una mano perché l’Italia torni a crescere, cosa che negli ultimi anni non ha fatto. È come se avesse bucato una ruota e il gruppo dei paesi europei andava molto più forte». E poi aggiunge: «Se fossi segretario di un sindacato sarei contento che c’è più lavoro stabile». La revisione al rialzo della crescita, intanto, rende un po’ più facile la messa a punto della manovra di finanza pubblica del 2016, alla quale il premier ha iniziato a lavorare da ieri, gomito a gomito, con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Nonostante la necessità di recuperare oltre 25 miliardi, a Palazzo Chigi e al Tesoro sono sereni. «Con stime ragionevoli e affidabili, le finanze pubbliche sono sotto controllo e ci permettono di dare respiro alla manovra» ha detto ieri Padoan, confermando l’intenzione di varare nuove misure espansive.
Con la revisione dell’Istat, la crescita dell’economia è ora allineata alle previsioni e la finanza pubblica non desta preoccupazioni. Il fabbisogno dei primi otto mesi è sceso di oltre un terzo rispetto al 2014, ma soprattutto vanno bene il gettito fiscale (+1,3 mld rispetto ad agosto 2014), e la spesa per interessi (-1 miliardo), riassorbite le tensioni di inizio estate, continua a ridursi in modo consistente.
L’obiettivo di finanza pubblica del 2015, la riduzione del deficit al 2,6% del pil, non è a rischio, e per il 2016 è attualmente confermata un’ulteriore riduzione all’1,8%. Potrebbe limitarsi all’1,9% (quindi uno 0,1 aggiuntivo) se il Governo chiedesse alla Ue di attivare la clausola che esclude dal deficit il computo degli investimenti per cofinanziare i progetti Ue, ma difficilmente l’Italia potrebbe ottenere di più, dopo il bonus di 0,4 punti già avuto grazie alle riforme. Una parte delle risorse, per giunta, servirebbero per finanziare sgravi fiscali, come quelli sulla casa promessi da Renzi, che la Ue non ha mai condiviso. La politica fiscale è competenza nazionale, ma da tempo Bruxelles suggerisce all’Italia, per recuperare competitività, di spostare progressivamente il peso della tassazione dai fattori della produzione, e segnatamente dal lavoro, al capitale, e dunque al patrimonio.
Gli sgravi sulla casa costerebbero 4,5 miliardi. Il governo vuole anche disinnescare i previsti aumenti Iva (16 miliardi), poi dovrà trovare nuovi fondi per l’indicizzazione delle pensioni, i contratti del settore pubblico, l’eventuale conferma della decontribuzione sulle nuove assunzioni. La spesa si aggira tra i 25 e i 30 miliardi, mentre sull’altro piatto della bilancia ci sono poco più di 15 miliardi. Dieci arriveranno dalla revisione della spesa, circa 6,5 saranno recuperati, grazie alla clausola sulle riforme, lasciando correre il disavanzo.