Casa, Bruxelles fredda sul taglio delle tasse
L’Ue: allentare il carico fiscale sulle persone. Il sottosegretario Gozi: meno imposte, decidiamo noi
Bruxelles insiste con la raccomandazione di trasferire il carico fiscale dalle persone al patrimonio. La direzione inversa a quella adottata dal governo Renzi, con l’annuncio dell’eliminazione delle tasse sulla prima casa. I dubbi in seno alla Ue ieri sono affiorati in maniera informale e sotto forma di indiscrezioni di fonti anonime. «Abbiamo letto i recenti annunci sulle tasse in Italia, ma non avendo dettagli sui piani possiamo fare commenti. Però - prosegue la fonte - è ben noto che il Consiglio ha raccomandato che l’Italia sposti sugli immobili e i consumi il carico fiscale che grava su lavoro e capitali». Un’uscita dietro l’anonimato che ha innescato la secca replica del governo per bocca di Sandro Gozi. Il sottosegretario agli Affari europei è più netto del solito: «Il governo italiano presieduto da Matteo Renzi ha tutta l’autorevolezza e la credibilità in Europa per proseguire in piena autonomia il percorso riformatore». Una specifica per ribadire prima di tutto che l’Italia non è sotto alcuna tutela, né mai accetterebbe di esserlo. Tanto da spingere Gozi ad aggiungere che spetta a Roma, «decidere la riforma del fisco e il taglio delle tasse che, è evidente a tutti, sono molto anzi troppo alte».
Nessun tentennamento, insomma, ma la conferma che la fiscalità che orbita intorno alla prima casa resta uno dei cardini
L’agenda
Cantiere aperto tra Palazzo Chigi e Tesoro sulla legge di Stabilità da presentare entro il 15 ottobre. Il premier Matteo Renzi ha incontrato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per fare il punto sul quadro economico alla luce dei migliorati dati Istat sul Pil in vista della nota di aggiornamento al Def attesa entro il 20 settembre, spina dorsale per la legge di bilancio. Sulla manovra da 25-30 miliardi si lavora a ritmi serrati per far quadrare i conti tra entrate e uscite. su cui poggia il piano dei tagli di Renzi. Le perplessità di alcuni ambienti europei, del resto, non sono un mistero. Così le misure illustrare dal premier italiano incontrano più di uno scettico a Bruxelles. Oltre all’eliminazione della Tasi sulla prima casa nel 2016 anche l’invocata flessibilità per centrare Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha promesso tagli di tasse per 50 miliardi entro il 2018, anno delle prossime elezioni politiche. Il primo passo scatterà nel 2016, con la cancellazione della Tasi sulla prima casa e dell’Imu sui terreni agricoli e i macchinari imbullonati dal costo complessivo di circa 5 miliardi di euro. Allo studio anche l’ipotesi di lanciare un piano anti-povertà e incentivi per il Sud, dopo l’allarme Svimez di questa estate. gli obiettivi di sviluppo e risanamento viene vista con qualche sospetto.
Agli occhi di chi sostiene l’obbligo di tenere i conti sotto controllo l’Italia ha già ottenuto una serie di concessioni sul fronte della flessibilità. Ora è il momento, secondo i rigoristi, di proseguire il percorso di riforme. È il 18 luglio quando il premier Matteo Renzi annuncia l’intenzione di tagliare le tasse unito all’ipotesi di un ulteriore ricorso alla flessibilità, prevista in alcuni casi dal patto di Stabilità. La prima reazione della Commissione europea è piuttosto cauta: «È presto per una reazione dettagliata, non c’è stato scambio con il governo italiano» spiegò allora il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, ricordando però quali sono le regole. La legge di Stabilità deve rispettare il patto di Stabilità. Un ragionamento che Gozi boccia per intero. «Le fonti anonime di Bruxelles, di cui leggiamo su alcune agenzie, si commentano da sole già per il fatto che restano anonime. E forse dovrebbero con maggiore impegno affrontare il dramma delle morti nel Mediterraneo e dei treni carichi di migranti». L’Europa esprime in modo informale dubbi sulle intenzioni del governo italiano di tagliare le tasse, a cominciare dall’eliminazione delle imposte sulla prima casa, come promesso dal presidente del consiglio Matteo Renzi. Roma farebbe meglio a spostare sugli immobili e sui i consumi il carico fiscale che grava oggi su lavoro e capitali, hanno fatto sapere ieri alcune fonti comunitarie. D’altra parte questo è anche quanto ha già raccomandato il Consiglio europeo al governo italiano. Il sottosegretario sottolinea, «molto abbiamo già fatto (dal Jobs act alla riforma della pubblica amministrazione, dall’alleggerimento del carico fiscale per le imprese al sostegno dei redditi più bassi dei lavoratori). Ma non ci accontentiamo né ci sediamo sugli allori dei primi risultati già ottenuti».
Proprio il tema dell’immigrazione, evocato da Gozi come una delle emergenze a cui mettere mano, sembra avere avvicinare le posizioni tedesche a quelle italiane. Le recenti dichiarazioni di Angela Merkel per confermare la necessità di dare un aiuto all’Italia e l’appello agli altri Paesi europei ad accogliere “in modo equo” i rifugiati, testimoniano, secondo Gozi, che la Germania «è dalla nostra parte». La conclusione del sottosegretario agli Affari Europei è che l’Italia andrà «ancora con più determinazione» al vertice straordinario dell’Unione europea, in programma il prossimo 14 settembre sull’emergenza migranti.