Renzi e la casa di Carrai, il gip decide di archiviare
Si chiude la vicenda dell’abitazione in cui il leader spostò la residenza da sindaco di Firenze
Non c’è reato nella vicenda della casa pagata dall’amico imprenditore Marco Carrai all’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il gip di Firenze, su richiesta della Procura, ha archiviato le accuse contenute in un esposto firmato l’estate di un anno fa da un dipendente comunale per un appartamento in via degli Alfani, nel centro di Firenze, preso in affitto da Carrai, dove Renzi, dal marzo 2011 al gennaio 2014, ha trasferito la residenza. Dopo aver aperto il fascicolo a carico di ignoti e senza ipotesi di reato il pm Luca Turco ha deciso di chiedere l’archiviazione e il gip ha accolto.
Marco Carrai, grandissimo amico di Renzi oltre che fidato collaboratore, è stato alla guida di una importante partecipata di Palazzo Vecchio, la Firenze Parcheggi, e dal 2013 è presidente di Adf, la società che gestisce l’aeroporto fiorentino, società di cui il Comune detiene una quota. In quell’appartamento di cinque vani al quinto piano di via degli Alfani, il cui affitto costò a Carrai prima 900 euro, poi 1.200 euro al mese, Renzi in realtà si fece vedere pochissimo ma a quell’indirizzo, per 34 mesi, trasferì la residenza da Pontassieve, centro a una ventina di chilometri da Firenze dove vivono, e vivevano all’epoca, la moglie Agnese e i tre figli.
La vicenda della casa di Carrai non chiude interamente il capitolo Renzi nel tribunale di Firenze. Ci sono altri due fascicoli pendenti davanti al gip con richieste di archiviazione della Procura guidata da Giuseppe Creazzo. Si tratta di alcuni esposti successivi, presentati sempre da Maiorano, l’uomo che è diventato il nemico giurato dell’attuale premier, che chiedono di fare luce su altre vicende come l’assunzione di Renzi nella società del padre cinque giorni prima della sua candidatura alla presidenza della Provincia o sulle spese all’epoca in cui quello che sarebbe diventato il Rottamatore era ancora presidente della Provincia. «La cosa interessante — ha detto l’avvocato Carlo Taormina che assiste Maiorano — è la motivazione del pm per chiedere l’archiviazione: siccome sono fascicoli iscritti a modello 45, senza ipotesi di reato e senza indagati, non sarebbe stato possibile svolgere atti di indagine...».
Ieri mattina il legale, accompagnato da Maiorano, si è presentato al palazzo di giustizia per avere informazioni sui fascicoli pendenti. «Non siamo in conflitto con nessuno, non siamo i persecutori di nessuno, vogliamo soltanto sapere la verità e vogliamo capire perché le denunce presentate negli anni non sono andate avanti», ha dichiarato prima di entrare nel palazzo di giustizia. E dopo aver trascorso la mattinata tra un ufficio e l’altro alla ricerca degli ormai innumerevoli esposti, alcuni ancora al vaglio della Procura, ha annunciato il prossimo passo. «Non finisce così — ha spiegato — è nostra intenzione chiedere al gip un’udienza in camera di consiglio per discutere della richiesta di archiviazione e fare opposizione». Ma non potrà più riguardare la vicenda della casa.