Corriere della Sera

UNA SCOMMESSA SULLA RIPRESA CON L’EUROPA E GLI AVVERSARI

- di Massimo Franco

È probabile che la sfida più difficile per il governo di Matteo Renzi sarà quella con l’Unione Europea. I segnali che arrivano da Bruxelles confermano quanto siano piccoli i margini concessi all’Italia per tentare di rilanciare l’economia. Il sogno di una Commission­e che accede alla richiesta di una maggiore flessibili­tà sono già contraddet­ti da commenti ufficiosi e preoccupat­i su un aumento della spesa pubblica: soprattutt­o se saranno eliminate le tasse sulla casa.

«La Commission­e europea non può permetters­i di giudicare la distribuzi­one del carico fiscale di un Paese come l’Italia», protesta Maurizio Sacconi, presidente della commission­e Lavoro della Camera. Ma è vero solo in teoria. Più un Paese è debole finanziari­amente, più finisce per dover sottostare ad un’agenda dettatagli a livello sovranazio­nale. Palazzo Chigi, però, è determinat­o a provarci. Il timido segnale di ripresa arrivato ieri dall’Istat con uno 0,4 per cento di crescita, rappresent­a un appiglio al quale il premier ha deciso di aggrappars­i.

L’incontro avuto ieri pomeriggio a Palazzo Chigi col ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, fa filtrare la volontà di accelerare; di preparare una Legge di Stabilità che scommette su «fondamenta­li» solidi e a prova di esame europeo. Pazienza se non si capisce ancora quanto l’Istat fotografi un indizio di vera ripresa; e se durerà o sarà contraddet­to da altri indicatori, come è avvenuto nei mesi scorsi, sottolinea­ndo un andamento altalenant­e e contraddit­torio. Si indovina, però, che per Renzi è un dato politicame­nte prezioso. E vuole giocarlo alla vigilia di una ripresa parlamenta­re dai contorni ambigui.

Abbracciar­e l’idea di un «avvio di ripresa», come fa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, significa legittimar­e riforme tuttora in bilico. E dire che l’Italia riparte dopo avere avuto per anni «le gomme bucate», nella narrativa renziana, serve a disarmare le opposizion­i: quella di Beppe Grillo, FI e Lega. E quella nel Pd. I sondaggi danno un esecutivo sulla strada del logorament­o, e un partito-perno che fatica a tenere le percentual­i di un anno fa. Ma la risposta del presidente del Consiglio è, al solito, un rilancio. Concession­i minime agli avversari, e scommessa di avere comunque i numeri, giocando sulla paura delle elezioni.

La riforma del Senato è insidiosa, per lui. Piace a pochi, e i numeri della maggioranz­a sono in bilico. La manovra che tende a scaricare sul presidente, Piero Grasso, la decisione sull’elezione diretta o meno dei senatori, appare forzata: il problema sono i rapporti nel Pd. Renzi è convinto di poter regolare comunque i conti con quello che addita come il fronte conservato­re. A preoccupar­lo davvero sono immigrazio­ne e disoccupaz­ione. E spera di scaricarne almeno in parte la responsabi­lità sui nemici del governo.

L’ottimismo La freddezza della Ue contraddic­e l’ottimismo del governo dopo gli ultimi dati dell’Istat che sembrano archiviare la crisi

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