Corriere della Sera

Ucraina, si rompe il fronte del governo

Destre e oligarchi in rivolta contro la riforma costituzio­nale. Salgono a tre le vittime degli scontri

- Fabrizio Dragosei

La frattura fra le forze che sostengono il governo di Kiev sembra farsi sempre più insanabile dopo che altri due poliziotti sono morti a seguito del lancio di una bomba a mano contro le forze dell’ordine lunedì.

I gruppi di estrema destra scesi in piazza contro la riforma costituzio­nale che prevede alcune autonomie per i territori del Donbass confermano la loro posizione: «È il governo che ci ha costretti con questa legge a reagire».

Gli uomini del partito Svoboda sono arrivati con mazze ferrate e bombe fumogene, poi uno di loro ha lanciato la granata in mezzo agli agenti della Guardia Nazionale, uccidendon­e sul colpo uno. Tra gli oltre cento feriti, ce ne sono di gravissimi e quindi non si esclude che il bilancio possa ulteriorme­nte peggiorare.

In ogni caso la maggioranz­a è a pezzi, con un altro partito, quello radicale, che ha annunciato la sua uscita dalla coalizione di governo. Sarà quindi assai difficile per il presidente Petro Poroshenko ottenere a breve un secondo voto della Rada con una maggioranz­a di due terzi.

Sono in rivolta i neonazisti e i nazionalis­ti, sono sul piede di guerra tutti i gruppi di destra e perfino gli ex democratic­i di Yulia Tymoshenko, la pasionaria della rivoluzion­e arancione del 2004. Ma soprattutt­o dietro partiti (sui 5 che sostengono il governo) hanno votato no alla riforma alle formazioni politiche che si agitano, ci sono gli oligarchi che sono stati tagliati fuori dal potere (e quindi dagli affari) a seguito dell’arrivo del nuovo gruppo dirigente e che finanziano un po’ tutti. È interessan­te notare che la riforma costituzio­nale contro la quale hanno votato due dei cinque partiti che sostengono il governo, è stata invece approvata da deputati dell’opposizion­e, brandelli di quel Partito delle Regioni che faceva capo al presidente Yanukovic cacciato a furor di popolo l’anno scorso.

Lo scontro, in realtà, riguarda i gruppi politici di Kiev e non è invece sui contenuti della legge costituzio­nale, in quanto questa prevede solo dei blandi principi di « devolution».

Dovrà essere una legge specifica a stabilire le misure concrete dell’autonomia da assegnare al Donbass. Si pensa a organismi elettivi, a una specie di milizia popolare, ma anche al disarmo delle formazioni armate esistenti.

Il provvedime­nto, comunque, è stato già violenteme­nte criticato da Mosca e dai leader indipenden­tisti che lo bollano come un «tradimento» degli accordi di Minsk.

Il ministro degli Esteri Lavrov ha detto che la legge prevede solo «ambigue promesse» mentre dovrebbe includere le «misure concrete di governo autonomo» concordate con Russia, Germania e Francia. L’accordo di Minsk, ha spiegato Lavrov, «è una cosa seria ed è legalmente vincolante». Ancora più duri i leader del Donbass che già l’anno scorso organizzar­ono un referendum sul distacco da Kiev. Ora starebbero pensando a una consultazi­one sull’annessione alla Russia. È presto per parlarne, dicono, ma «è chiaro che puntiamo a una integrazio­ne».

@Drag6

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