Il ritorno delle grosse cifre e della caccia ai giovani in un mercato dominato dal bisogno di Champions
stato un mercato dominato dal bisogno di tornare in Champions. È questo dovere che ha riportato soldi in un calcio comunque indebitato. Soprattutto Milano è tornata a scegliere l’investimento, o meglio la scommessa. L’Inter (voto 9) ha fatto cose francamente eccezionali. È raro vedere un tecnico seguito e accontentato come è stato Mancini. Non so cosa manchi ancora, ma questa fortissima spinta interista, piena di soldi sparsi e di riscatti già quasi obbligati, ha un po’ l’aria di una grande ultima spiaggia, di una battaglia finale. O si torna in Champions, si torna a vincere, o tutto il progetto andrà rivisto, forse abbandonato. Con più tempo ma stesse motivazioni, fu costretto a farlo lo stesso Moratti. L’Inter ha cambiato almeno sette titolari (Miranda, Murillo, Telles, Melo, Kondogbia, Jovetic, Perisic) più molto contorno. Ha pagato con i soldi di Kovacic e Hernanes e con l’obbligo a molti riscatti. Il netto ad agosto è positivo di una manciata di euro, quello del prossimo mercato inizierà con un handicap di una quarantina di milioni. Per i risultati ottenuti, sembra ancora un buon saldo. È tornato a muoversi anche il Milan (voto 7). La squadra è forse ancora incompleta, c’è stato un Kucka di troppo, una frenata finale, ma il Milan ripartiva dal decimo posto. E resta in un momento di transizione complessa dal punto di vista societario. Forse il brusco stop alle ambizioni di mercato va collegato proprio alla trattativa con mister Bee. È strano investire 50 milioni sapendo che manca ancora almeno un punto fondamentale della squadra. Perché Berlusconi è stato fin troppo generoso a giugno ed avarissimo due mesi dopo? Fa effetto la differenza tra l’attivo interista e la forte spesa milanista pur avendo il Milan cambiato molto meno. Ma il Milan aveva pochi giocatori con un grosso mercato. Poteva esserci Menez, forse Poli, alla fine è partito solo El Shaarawy. Le altre 16 cessioni hanno fruttato 4-5 milioni, molti erano fine prestiti o rescissioni. Troppo poco. L’Inter aveva un buon capitale di giocatori da mercato e l’ha usato bene. Rinvigorita proprio dalla Champions e con un fatturato ormai da grande squadra europea, la Juve si è data molto da fare (voto 8), ma ha forse sbagliato le proprie urgenze. Ha sostituito subito Tevez con Dybala e Zaza, ha sostituito addirittura in anticipo Vidal con Khedira, ma si è dimenticata di sostituire Pirlo. In realtà quello del regista è il ruolo più inaridito che ci sia. In tutta Europa ormai si gioca da anni con il 4-2-3-1. Questo schema non prevede un regista, ma due mediani dai piedi buoni a fare da argine e da spinta dietro un attacco molto folto. La costruzione vera è nelle mani del fantasista o delle ali, il gioco d’attacco è quasi autonomo. Il regista, quando serve, viene costruito in casa (Pirlo, Busquets, Modric, lo stesso Pjanic). Vedremo con chi proverà Allegri dopo Padoin. Il colpo migliore del mercato credo sia stato Dzeko. Non perché sia il giocatore migliore in assoluto tra quelli trattati, ma perché porta un rendimento sicuro, capace di incidere sullo scudetto. Il secondo colpo è quello di Dybala e Jovetic. Anche Perisic e Bacca. Poi Defrel, Baselli, Duncan al Sassuolo, Iago Falque, Romagnoli, Destro e Miranda. Ma la cosa più importante è il ritorno dei giovani. Il vero motivo per cui adesso si punta su di loro è per risparmiare subito sugli ingaggi e per cercare di rivenderli domani sui mercati del Nord Europa, da cui non possiamo più comprare molto, ma vendere sì, a prezzi che da noi non esistono. È l’effetto Udinese che sta diventando regola. Nella rosa dei 25 titolari di base, sono un’ottantina i ragazzi nati dal ’93 in su, cioè dai 22 anni a scendere. Di questi 31 hanno già giocato nelle prime due giornate. È un fatto nuovo, pazienza se molti sono ancora stranieri.