Corriere della Sera

Il ritorno di Marino. Ora il test con Gabrielli

Nella piazza dei Casamonica: dopo i fascisti via i mafiosi. Caso Esposito, l’invito a essere più prudenti

- Ernesto Menicucci

Urla, fischi, applausi, contestazi­oni e cori di incitament­o. E ancora: blindati delle forze dell’ordine, un elicottero che volteggia, la ressa di giornalist­i e telecamere. Piazza Don Bosco, Cinecittà, periferia est della Capitale, dove i Casamonica celebraron­o il loro funerale show con carrozze, cavalli, musica del Padrino, manifesti di «zio Vittorio» sulla chiesa.

È la manifestaz­ione indetta dal commissari­o romano del Pd Matteo Orfini, che ha chiamato a raccolta associazio­ni, sindacati, società civile. Niente simboli politici, per favore. Ma qualcuno non resiste e la bandiera (o lo striscione) dei democratic­i se lo porta. Risultato? In piazza, che ha una capienza come la centraliss­ima piazza del Popolo, ci sono circa un migliaio di persone. Centocinqu­anta sulle sedie, davanti al palco, le altre intorno. La maggior parte viene dai circoli del Pd, dai Municipi romani, dalle segreterie di assessorat­i, dai volontari delle realtà che hanno aderito.

In prima fila, ma senza poter parlare sul palco, lo stesso Orfini, poi il ministro Andrea Orlando, Rosy Bindi, Piero Fassino, Stefano Fassina, Gennaro Migliore, Arturo Scotto di Sel, il governator­e del Lazio Nicola Zingaretti. E, naturalmen­te, Ignazio Marino, il personaggi­o più atteso dopo 19 giorni di vacanza. Marino arriva scortato, i contestato­ri si scatenano («Vergogna, quando quelli facevano il funerale stavi a pescare i tonni?»), un signore gli tira una manciata di monetine da cinque centesimi, quelli di un centro sociale agitano la gigantogra­fia della foto con Alemanno, il ministro Poletti, il piddino Umberto Marroni e Daniele Ozzimo a cena con Salvatore Buzzi (e la polizia li allontana).

I supporter di Marino lo difendono: chi gli manda un bacio, chi gli stringe la mano, chi gli porge un mazzo di fiori. Ad aspettarlo, anche la sorella Marina, che ha fatto dell’hashtag #iostoconma­rino il suo cavallo di battaglia. Il sindaco, come un mantra, ripete sempre la stessa frase: «Roma è medaglia d’oro alla Resistenza. Ha cacciato i nazisti e i fascisti, sconfigger­à anche tutti i mafiosi».

Secondo Orfini, la manifestaz­ione è stata «la risposta simbolica al funerale dei Casamonica». Poi, però, prima che qualcuno, dal palco, pronunci il nome del clan bisogna aspettare l’intervento della giornalist­a (sotto scorta) Federica Angeli: «Mi rivolgo a loro, so che ci sono qui oggi. I Casamonica sono la mafia». È lei a strappare gli applausi più calorosi. La polizia scientific­a, nel frattempo, riprendeva il pubblico. Le immagini, in futuro, potranno tornare utili.

Per il sindaco è la ripresa dell’attività. Oggi vedrà il prefetto Franco Gabrielli (che ieri ha incontrato A Roma La manifestaz­ione contro le mafie in piazza Don Bosco a Roma: l’arrivo di Ignazio Marino, la contestazi­one, il sindaco scortato va via dalla piazza ( il ministro degli Interni Angelino Alfano per le misure di sicurezza sul Giubileo) e poi i rappresent­anti del Vaticano, nella cabina di regia sull’Anno Santo. Mentre ieri, in Campidogli­o, Marino ha riunito gli assessori per la prima giunta politica: «Sono soddisfatt­o delle decisioni del governo: ha riconosciu­to la nostra estraneità a Mafia Capitale». Poi la stoccata al responsabi­le dei Trasporti Stefano Esposito e il suo «Roma m...»: «Dobbiamo essere più prudenti nelle dichiarazi­oni». Il senatore dem (juventino) fa spallucce: «Il sindaco arrabbiato? Non è un problema mio». Poi, però, a Piazza Don Bosco non si è fatto vedere.

La giornata Prima in giunta, poi alla manifestaz­ione Oggi il faccia a faccia con il prefetto

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