Hillary e le dynasty
ha chiesto perdono agli indigeni dell’America Latina per i crimini della Chiesa al tempo dei conquistadores. Un vero leader».
Hillary Clinton sarà presidente? «É la più qualificata. E finalmente le mie figlie (Cara, Mariah e Michaela, avute dalle nozze con Andrew Cuomo, da cui ha divorziato, ndr.) un giorno potranno sognare di diventare anche loro presidenti!». Obama? «Ha tagliato il deficit, e dire che molti già immaginavano per gli Usa una nuova Grande depressione. In più, oggi gli americani hanno un sistema di Welfare: un uomo di visione». Eppure c’è stata un po’ di disillusione. «In politica la scelta non è mai tra una persona reale e il candidato ideale, bensì tra il proprio candidato e quello dell’opposizione». Una lezione di realismo, da un’idealista. «Quanto a Hillary, dovrà vedersela con Jeb Bush e pure Marco Rubio».
I Clinton e i Bush, due dynasty: ancora l’aristocrazia del potere. Negli Usa, culla della democrazia. Non è strano? «Ma sono decine i candidati in corsa. Certo le dinastie sono un segno di debolezza del sistema, che si spiega però con il fatto che il meccanismo politico Usa è complesso. Complessità che ha fatto sì che figure come Donald Trump non siano ancora riuscite a emergere». E gli occhi di Kerry brillano sotto il sole: la politica sin qui non è entrata nel sangue. Sin qui.