Corriere della Sera

Renzi: «Le imprese cambino L’Italia ha agganciato la Ue»

Sfida ai «salotti buoni» e alla minoranza pd

- Di Aldo Cazzullo De Rosa, Ferraino, Pica

«Ame piace andare dappertutt­o: in una rubinetter­ia come l’anno scorso, a Cernobbio come oggi, al festival dell’Unità e al GP di F.1 come sto per fare. Posso vedere i grandi professori, così come ora incontro Bono Vox; che mi interessa di più» racconta sorridendo Matteo Renzi. Un anno fa evitò Cernobbio per inaugurare una fabbrica a Gussago, Brescia. Ieri è arrivato sul lago in elicottero, tra banchieri e presidenti di società pubbliche da lui nominati. «Mi diverto in ogni caso — dice al Corriere —. Mi sono divertito ad andare da Cl a dire che vent’ anni di berlusconi­smo hanno bloccato il Paese. Oggi mi sono divertito a dire all’establishm­ent che i salotti buoni sono chiusi per sempre. E la logica degli “amici degli amici” è finita».

L’Italia è come un ciclista che torna nel gruppo e ora «corre per la maglia rosa». Esordisce così, con questa istantanea sul Paese «che non è più il problema dell’Europa», Matteo Renzi al seminario Ambrosetti dove ieri ha affrontato quella stessa platea di imprendito­ri e manager snobbata lo scorso anno, quando all’establishm­ent aveva preferito l’inaugurazi­one di una fabbrica nel bresciano.

La metafora sportiva è una delle poche concession­i allo stile Leopolda, perché per il resto il confronto va sul concreto: tasse, lavoro, riforme, debito, relazioni industrial­i. L’annuncio lo lascia per ultimo ed è un invito a Confindust­ria e sindacati a far presto sulla riforma della contrattaz­ione aziendale. «Ci hanno detto: lasciateci fare, ce ne occupiamo noi. A loro il compito, quindi, ma si diano una mossa perché qui c’è qualcuno che sa decidere rapidament­e».

È Riccardo Illy, ex collega di Renzi sindaco, a chiedergli cosa ne sarà della Tasi. «Dal prossimo anno non si paga più» è la risposta del premier. L’operazione che tanto allarma le amministra­zioni locali si spiega per Renzi con il fatto che quella «è una tassa psicologic­a» e anzi per gli italiani è «La Tassa». Nel 2017 è poi previsto l’intervento sull’Ires e nel 2018 sull’Irpef, dopo quello del 2015 sull’Irap e gli 80 euro in busta paga alle retribuzio­ni sotto i 1.500 euro.

L’uditorio che lo inchioda con un’ora e mezza di domande a porte chiuse si riaffaccia sulla terrazza a lago per lo più entusiasta. Renzi arriva accompagna­to dal superconsu­lente Andrea Guerra, l’ex capo di Luxottica, parla a braccio ma improvvisa poco o nulla, è preparato. Rassicura sulla riduzione delle tasse ( « un piano al 2018»), sulla tabella di marcia delle riforme («con il Jobs act abbiamo dimostrato di essere veloci, abbiamo fatto più noi in una anno che la Germania in tre»), sulla tenuta del governo («dureremo»). Non delude chi lo vuole ancora rottamator­e: «Il tempo dei salotti buoni è finito per sempre», dice questa volta in una sala che ne ospita alcuni dei protagonis­ti. La fine dei club della finanza è anche il capolinea dei patti di sindacato, gli accordi di voto tra gli azionisti stabili nelle società quotate. «Si parla sempre dei problemi creati dai sindacati dei lavoratori e non si dice mai dei danni fatti invece dai patti di sindacato». Raccoglie un applauso divertito quando ironizza sulle rappresagl­ie della minoranza pd: «Mi attaccano costanteme­nte e con una coerenza indiscutib­ile». Lui tira dritto e archivia come «prevedibil­i» anche gli attacchi che provengono da fronti piu diversi, compresi gli economisti. In politica c’è una «nuova generazion­e che sta cambiando le regole del gioco». Renzi è convinto si tratti «di un cambiament­o molecolare, profondo» che provocherà «qualcosa di analogo anche nell’economia, nel giornalism­o e nella cultura». Un sistema dove «finalmente» si saprà «chi è responsabi­le di cosa» e che permetterà a chi governa di finirla con gli alibi (sui quali siamo stati «i campioni mondiali») e agli imprendito­ri di uscire dall’affanno del «resistere resistere resistere».

Il premier che vuole la maglia rosa ammette che i dati sul Pil «non invitano a brindare» e davanti al governo «ci sono 30 mesi di duro lavoro». Ma il recupero di 236 mila posti di lavoro sui 927 mila persi nella crisi, il 25%, la maggior parte al Sud «ci fa capire che siamo sulla strada giusta».

Il lavoro Abbiamo creato 236 mila posti di lavoro E Illy chiese lumi sul taglio della Tasi

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy