Corriere della Sera

«È la lezione di Kant»

Il filosofo: emerge l’ideologia universali­sta che considera tutti gli individui uguali

- Di Danilo Taino

Il filosofo Markus Gabriel analizza la svolta tedesca sull’emergenza migranti: «È la Germania cosmopolit­a figlia di Kant».

È la «Nuova Germania» che si manifesta, dice Markus Gabriel di fronte all’ondata di solidariet­à nei confronti dei rifugiati che sta attraversa­ndo il Paese. «La Germania cosmopolit­a in senso kantiano», nata nel 1989. Gabriel, 35 anni, è uno dei filosofi emergenti tedeschi. Insegna Epistemolo­gia, Filosofia moderna e contempora­nea all’Università di Bonn. Parla sette lingue oltre a conoscere latino, greco antico, ebraico biblico. Quest’anno ha pubblicato in Italia Perché non esiste il mondo.

Professore, è stupito dalla solidariet­à dei tedeschi?

«No, non sono molto sorpreso. Trovo piuttosto che sia interessan­te il fatto che altri lo siano. Siamo di fronte a un diritto di persone perseguita­te per ragioni politiche. Negare questo diritto è come negare la democrazia o il governo della legge. Per noi è anche un principio della costituzio­ne».

In altri Paesi la reazione non è la stessa.

« Rispetto ad altri Paesi la Germania è in una buona forma ideologica. Ma sta solo vivendo all’altezza di quelli che sono i valori europei».

Anche il governo ha risposto in modo positivo.

«È quello che speravo. In parte dipende dal fatto che si tratta di un governo stabile, al quale questa scelta non costa politicame­nte niente. La Germania d’oggi è come Cuba, con un partito unico, cristiano-democratic­o e socialdemo­cratico, al governo. Ma ha fatto una scelta intelligen­te. Non dimentichi­amo che la Germania ha una storia di benvenuto nei confronti dei siriani lunga decenni. Apprezza da tempo le loro competenze. Come quelle degli iraniani. Si tratta di Paesi che hanno una classe media incredibil­mente istruita. Chi arriva ha spesso valori che sono quelli che la Germania desidera».

Cos’è che mobilita i tedeschi? Solidariet­à? Senso del dovere?

«È quella parte di ideologia tedesca universali­sta che considera tutti gli individui uguali, al di là della pelle, della lingua, della nascita. Che punta alla legge universale. Un’ideologia che puoi sempre usare. Ora, è la Germania al suo meglio, in certi momenti è stata al suo peggio». Da dove viene? «In questo momento non pensiamo come tedeschi ma come esseri. Deriva dall’Illuminism­o dei primi tempi, una prevalenza che in Germania è tornata dopo la Seconda guerra mondiale».

Gioca un ruolo anche il senso di colpa per il passato?

«Forse in parte e per qualcuno. Ma non scordiamo che questo è un Paese di immigrati da decenni. Persone arrivate da altrove che oggi sono tedesche a tutti gli effetti. Non conta come sei: la Germania è cosmopolit­a. La vecchia Germania è finita nel 1989, con una rivoluzion­e. E con

la riunificaz­ione siamo diventati definitiva­mente un Paese di immigrati».

Conta anche la religione? La Germania sembra un Paese secolarizz­ato.

«Guardi che il 40% dei tedeschi vota per i cristiano-democratic­i. Il presidente federale Joachim

Gauck era un pastore. Non direi che siamo un Paese secolarizz­ato. Vero, si può dire che l’Italia è un Paese cattolico e non si può dire che la Germania sia cattolica o protestant­e o musulmana. Ma ha una struttura molto teologica e il movimento di questi giorni ha anche una

componente religiosa, di obbligo cristiano».

Quali radici filosofich­e ci vede?

«La Germania è cosmopolit­a in senso kantiano. Per un certo periodo, fino ad anni recenti, hanno prevalso filosofie che spingevano al nazionalis­mo,

compreso Heidegger. Ora, Kant e Habermas hanno preso il sopravvent­o. Ora l’idea prevalente è: essere tedeschi non è niente più che avere la cittadinan­za tedesca e parlare la lingua. Non ci sono più consuetudi­ni e usanze tedesche. Sono sparite. Nel bene e nel male».

Perché i Länder dell’Est sono più restii ad accettare i rifugiati?

«A dire il vero, opposizion­i ci sono anche nel Baden-Württember­g, che è il Land più ricco con la Baviera, a Heidelberg. A Est, dove la popolazion­e è meno benestante, c’è più paura della concorrenz­a di chi arriva da fuori, si teme che porti via posti di lavoro. A fianco della nuova Germania c’è anche una Germania razzista che ha una sua idea di Heimat, di Patria».

Lei parla esplicitam­ente di Nuova Germania.

«Senza dubbio. La trasformaz­ione si vede nella nazionale di calcio, dai Mondiali del 2006 (anche se non potremo mai vincere contro l’Italia). Müller e Özil fanno parte dello stesso team, senza differenza. E nessuno ne dubita. Durante la crisi greca, questa Nuova Germania non è stata capita da molti osservator­i, che hanno visto un atteggiame­nto imperialis­ta e repressivo nei confronti di Atene. È che spesso emerge quest’idea della Germania che cerca l’egemonia. Idea razzista: come dire che l’Italia è pizza e pasta. E incomprens­ione del fatto che c’è una Nuova Germania».

A proposito di Grecia: quanto pesa la buona salute economica del Paese sulla disponibil­ità dei cittadini ad accettare i profughi?

«Conta. Non credo che i tedeschi siano più caritatevo­li di altri. Vista la sua situazione economica, la Germania può permetters­i di mettere denaro a disposizio­ne di altri. Se invece sei in difficoltà economiche il problema è molto diverso».

Quindi va ringraziat­o il ministro delle Finanze Schäuble.

«In qualche modo sì. Ma soprattutt­o va ringraziat­a la Cina, che finora è stato un partner economico fondamenta­le. Questo è il problema: beneficiam­o tutti di un regime illiberale».

@danilotain­o

Le resistenze «Dove la popolazion­e è meno benestante c’è più paura che chi arriva porti via il lavoro» In questo momento il Paese è al suo meglio Le nostre usanze e consuetudi­ni non ci sono più Sono sparite, nel bene e nel male Durante la crisi greca la nuova Germania non è stata capita, l’idea di uno Stato che cerca l’egemonia è razzista, come dire che l’Italia è pizza e pasta Stiamo solo vivendo all’altezza dei valori europei Ma non credo che siamo più caritatevo­li di altri, la buona salute economica conta

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(foto di Sakis Mitrolidis/Afp) Il gesto Le mani tese dei migranti nel tentativo di prendere le bottiglie d’acqua nel paesino greco di Idomeni, al confine con la Macedonia
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