Corriere della Sera

Il no di Mattarella all’Europa dei muri «Superare Dublino è necessario»

Il messaggio: per la nostra agenda fondamenta­le la direttrice Nord-Sud, non quella a Est

- Marzio Breda

«Le immagini strazianti di questi giorni, come quella del piccolo Aylan, confliggon­o con i valori dell’Europa e con la stessa idea di umanità. La commozione a volte perfora la corazza dell’indifferen­za, ma siamo lontani dalla percezione del carattere epocale e della dimensione del fenomeno migratorio. È ancora lunga la strada di politiche comuni, di risposte all’altezza della sfida».

Sergio Mattarella interviene al Forum di Cernobbio e squaderna la sua «agenda per l’Europa» con un messaggio a doppio livello di lettura e multipli destinatar­i. Lo fa appaiando le responsabi­lità del mondo della «triste scienza» (come Carlyle chiamava l’economia) a quelle del mondo politico e girando proposte urgenti a entrambi. Per superare la crisi che ha investito la zona euro nel 2008 e non è ancora superata. E per dare al dramma dei migranti soluzioni che non contraddic­ano la nostra civiltà. «Crisi, tutte e due, che non devono paralizzar­ci», dice. Questioni davanti alle quali bisognereb­be evitare i soli interventi d’emergenza, perché «la logica emergenzia­le sta rendendo l’Europa più debole, i suoi cittadini più deboli e produce diffidenze tra gli Stati membri».

Prendiamo la tragedia dei profughi. «Lo spettro che a volte compare è l’Europa della paura, dei muri, dei veti… è l’Europa che insegue e, così facendo, alimenta nazionalis­mi e populismi». Si è visto, avverte il presidente, che «non si può uscirne con le ricette del passato». Si dovrebbe esser quindi consapevol­i di come sia «un’illusione immaginare che sospendere le regole di Schengen, o dar vita a un loro ambito di serie A e uno di serie B, possa garantire a una parte dell’Europa la sicurezza che si teme minacciata». Anzi, «il tentativo di chiusura delle proprie frontiere si sta rivelando, com’era inevitabil­e, illusorio, a fronte delle dimensioni dei flussi migratori».

Un evento «di portata inedita, con la prospettiv­a di flussi sempre più imponenti, senza adeguate risposte strategich­e». Servono, pertanto, «politiche lungimiran­ti, che affrontino le cause immediate e remote all’origine dei fenomeni migratori, che rendano gestibili i flussi, possibile l’integrazio­ne di chi cerca e trova lavoro, più sicure le nostre città». Il che, nella logica del capo dello Stato, dovrebbe tradursi in collaboraz­ioni con i Paesi più poveri e investimen­ti che rimuovano le condizioni d’invivibili­tà, per creare spazi di benessere e pace. Nel caso dell’Europa si dovrebbe intanto procedere «con regole finalmente comuni sul diritto d’asilo». Cioè «superando con regole nuove, condivise e adeguate all’oggi il vecchio accordo di Dublino».

Non a caso, aggiunge, «l’alternativ­a non è tra la resa a un’invasione e la presunta difesa della fortezza Europa; l’alternativ­a è tra un’Europa protagonis­ta del proprio destino e un’Europa che subisce gli eventi senza saperli governare». Insomma, «il mondo è in movimento, sulle gambe di milioni di donne, uomini, bambini: un esercito inerme, che marcia alla ricerca della propria salvezza». Per cui, si chiede Mattarella, «cosa possiamo opporre alle loro ragioni? Sono loro, che fuggono dalla violenza e dalla morte, il nostro nemico? O il nemico, piuttosto, va visto nelle guerre e nel terrorismo internazio­nale?». Poi aggiunge, riferendos­i a certe ossessioni antirusse (e soprattutt­o anti Putin) dei Paesi già membri del Patto di Varsavia e oggi in polemica con la svolta sui profughi che sta maturando grazie alla Merkel: «La direttrice Nord-Sud è fondamenta­le per l’agenda europea. Non si può pensare che la frontiera a Est sia quella più sensibile per l’Europa».

Chiaro che, per il presidente, un’analoga «visione di lungo periodo e consapevol­ezza del destino comune» l’Ue dovrebbe maturarle a proposito della crisi economica. «La carenza di governance», spiega infatti, «incrementa le disparità interne all’Unione, ostacola la capacità di promuovere la crescita, ci impedisce di giocare un ruolo nelle crisi globali»(com’è accaduto quand’è arrivato il vento delle Borse cinesi). Ora, «abbiamo evitato l’uscita della Grecia dall’euro, implementa­to il meccanismo europeo di stabilità, avviato l’Europa bancaria», dimostrand­o «capacità di reazione quando ci si avvicina al punto di rottura, tuttavia, questo non è sufficient­e». Servono ormai ricette diverse da quelle del passato. Serve — e qui Mattarella cita Mario Draghi — che sia mantenuta la promessa contenuta nella gestazione della moneta unica: la «unità politica».

L’esercito inerme «Il mondo è in movimento sulle gambe di un esercito inerme»

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(Foto Ansa) Discorso Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri al Quirinale nel corso del collegamen­to audiovideo con il Forum Ambrosetti a Cernobbio. Il capo dello Stato ha posto l’accento sulla necessità di politiche comuni e di risposte adeguate ad...

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