Quel botta e risposta tra i due «ex» Issing e Varoufakis
Yanis Varoufakis, che non andrà a votare alle prossime elezioni politiche il 20 settembre, insiste: «Il programma di salvataggio per la Grecia è destinato a fallire, lo sa il ministro delle Finanze tedesche Wolfgang Schäuble, me lo ha detto lui; e lo sanno anche il Fondo Monetario internazionale e il ministero del Tesoro Usa», spiega l’ex ministro greco delle Finanze al Forum «The European House» di Ambrosetti. E non capisce perché la troika «non abbia voluto nemmeno discutere» il suo piano, al quale avevano contribuito tra gli altri Larry Summers, ex ministro del Tesoro Usa, e l’economista Jeffrey Sachs. Invece ha vinto un memorandum «dove non si parla mai di crescita a parte un riferimento a un piano che deve essere elaborato da qui al 2016». Se ha ragione il ministro francese dell’Economia Emmanuel Macron, allora siamo davanti a «una guerra di religione tra l’Europa cattolica», pronta alla mansuetudine davanti al cattivo pagatore, «e l’Europa calvinista», rigorosa e preoccupata del rispetto degli impegni, ipotizza Varoufakis. «Il problema dell’Europa è che la Francia e la Germania non sono d’accordo sulla forma che deve prendere la futura unione politica». Ma secondo l’ex capo economista della Bce, Otmar Issing, l’idea che la moneta unica possa essere «il pacemaker dell’unione politica» è crollata, perché «la crisi ha creato risentimento nelle opinioni pubbliche». E il Rapporto dei cinque presidenti «è fondamentalmente sbagliato», visto che parte dall’idea che tutti i passi devono «essere presi parallelamente e questo porterà all’Unione politica». La sua conclusione: l’unione monetaria, senza integrazione politica, potrà sopravvivere per un certo periodo, ma solo se i patti saranno rispettati, «Pacta sunt servanda», dice in latino. Mario Monti, che partecipa al panel, non può che essere d’accordo, ammonendo che «noi italiani dovremmo stare attenti a non innamoraci di certe posizioni abbandonate anche in Grecia».