Corriere della Sera

Tasse sulla casa, scetticism­o sui tagli Per il 53% il premier non ci riuscirà

Più fiducia tra gli elettori pd. E molti temono che comunque arriverebb­ero altre imposte

- di Nando Pagnoncell­i

Le tasse sono un tema particolar­mente sensibile. In un Paese dove la pressione fiscale è così elevata da far dire alla Corte dei conti che il sistema non potrebbe reggere ulteriori aumenti, l’alleggerim­ento delle tasse, e una loro più equa ripartizio­ne, assume una valenza centrale. Simbolo del problema la tassa sulla prima casa. Stando al censimento sono circa 18 milioni le famiglie che hanno un’abitazione di proprietà. Il sondaggio si incentra sulle ipotesi di abolizione delle tasse sulla prima casa, più volte sottolinea­te dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Posto che nessuno può essere contrario per principio a una scelta del genere, abbiamo preferito indagare le condizioni alle quali questo taglio è possibile e la sua credibilit­à.

Il primo tema è relativo al fatto che l’abolizione riguardi tutti i cittadini e non sia parametrat­a al reddito. Su questo aspetto emergono perplessit­à. Se il 34% infatti plaude alla scelta, la maggioranz­a assoluta (54%) avrebbe preferito un’abolizione selettiva, che privilegia­sse i bassi redditi, mantenendo invece gli oneri per i cittadini più agiati. È una posizione condivisa da quasi tutti, con l’eccezione non inattesa degli elettori di Forza Italia che invece si schierano prevalente­mente per il taglio indiscrimi­nato. Solo pochi (l’8%) pensano che la condizione dei conti pubblici sia tale da sconsiglia­re qualunque taglio.

Il secondo tema è relativo alle fonti di finanziame­nto. Dal dibattito sembra che gli strumenti ipotizzati siano due: da un lato facendo leva sugli spiragli di flessibili­tà sul deficit e dall’altro con risparmi sulla spesa pubblica. Il primo tema è piuttosto ostico, ma sul secondo l’attenzione è forte. Con prevalenza di scetticism­o. Per due ragioni. Da un lato gli italiani hanno visto promesse spesso non seguite da fatti. Dall’altro c’è la preoccupaz­ione che i tagli finiscano per incidere sui servizi. C’è quindi una diffusa perplessit­à, tanto che solo l’8% pensa che ci siano le risorse sufficient­i per finanziare l’abolizione di queste tasse. Una quota più ampia ma pur sempre ridotta (22%) pensa che alla fine si sarà costretti a ridurre la consistenz­a dei tagli, ma comunque i cittadini ne avranno benefici, pur se inferiori. La larga maggioranz­a ( 60%) è scettica. Si pensa infatti che i tagli dovranno essere compensati da altre tasse. Solo chi vota Pd è convinto che le risorse si troveranno.

Il terzo tema è relativo al welfare locale. Il taglio delle tasse sulla casa priverebbe i Comuni di una fonte importante. E in altri casi, secondo l’Associazio­ne dei comuni, il governo ha scaricato sugli enti locali molti degli oneri della sistemazio­ne dei conti del Paese. Qui le opinioni si articolano. Un terzo pensa che i Comuni hanno margini di riduzione degli sprechi che consentire­bbero il taglio delle tasse sulla casa senza ripercussi­oni sui servizi. Poco più di un quarto pensa che qualche ripercussi­one, non drammatica, ci sarà. Infine un altro terzo prevede un impatto molto negativo. In questo caso le opinioni sono più trasversal­i: Pd, centristi ed elettori di FI maggiormen­te convinti di un impatto contenuto, leghisti e pentastell­ati più preoccupat­i.

Da ultimo il tema della credibilit­à della proposta. Renzi riuscirà davvero ad abolire le tasse sulla prima casa? Anche qui prevale lo scetticism­o: la maggioranz­a assoluta (53%) pensa che sia un annuncio fatto per recuperare consensi, che non sarà seguito da fatti concreti, mentre un quarto pensa al contrario che gli impegni saranno mantenuti. Ne sono convinti gli elettori del Pd (circa i due terzi), perplessi gli elettori di centro, scettici gli altri.

Nello spiegare le opinioni qui raccolte potremmo individuar­e tre elementi. Il primo è relativo all’intensità delle attese che Renzi ha prodotto. Il suo posizionam­ento e il suo piglio hanno fatto sì che ci si aspettasse molto, in qualche caso troppo, da lui. Il ridimensio­namento di queste attese produce scetticism­o. Dall’altro lato la sfiducia. Il tema dei tagli della spesa pubblica è sbandierat­o da tempo ma i risultati non sono percepiti. Infine il disincanto. L’abolizione dell’Ici si è già vista. Ma poi le condizioni economiche del Paese ne hanno imposto la reintroduz­ione. Difficile quindi affidarsi alla nuova promessa. È in questo mare che naviga il premier. Ma Renzi si caratteriz­za per essere diverso dai predecesso­ri. Da lui ci si aspetta velocità e concretezz­a. Su questo si gioca la partita dei prossimi mesi e della legge di Stabilità.

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