Corriere della Sera

«Primarie nel centrodest­ra. Io non corro, il leader è Salvini»

- Marco Cremonesi

«Primarie, certo. Che sono anche meglio perché noi un leader c’è l’abbiamo». E cioè, Matteo Salvini. Il governator­e del Veneto Luca Zaia di politica è solito parlare poco. Persino nella campagna elettorale che pochi mesi fa lo ha eletto a furor di popolo, evitava di farsi tirare in mezzo nelle polemiche di giornata o in discussion­i che non avessero a che fare con i suoi compiti.

Presidente, qual è la sua scommessa. Si tornerà alle urne nella primavera 2016?

«Voteremo quando Matteo Renzi deciderà di creare l’incidente definitivo. Lui non ha il fiato per arrivare alla fine della legislatur­a, nel 2018, se ne è reso conto. E infatti tira la corda, e lo fa a ragion veduta».

E dunque, il centrodest­ra chi potrebbe candidare?

«La Lega ritiene che il sistema migliore siano le primarie, e sono d’accordo. Si può discutere su come farle e anzi io sono uno di quelli che le regolerebb­e per legge. Altrimenti rischiano di restare quella cosa maccheroni­ca che fa il centrosini­stra».

Il Pd a suo tempo ha scelto Renzi con primarie vere. Non è disposto a concedere neppure questo?

«Molte di quelle che abbiamo visto sono più che altro l’occasione di regolare i conti dentro al partito».

Silvio Berlusconi è vigorosame­nte contrario alle primarie. Lo convincere­te?

«Non so, ripeto: io penso che le primarie siano un esercizio di democrazia che i partiti possono offrire ai cittadini. Io rispetto tutte le posizioni, ma oggi le primarie sono entrate a far parte di quello che Rousseau chiamava il contratto sociale, secondo me in questo momento essere contro le primarie vuol dire essere fuori dal mondo».

Non teme come Berlusconi che siano «manipolabi­li»?

«Io le obiezioni dei contrari alle primarie le capisco. Sennonché, la democrazia va in quella direzione. Dal punto di vista politico, non vorrei vedere contrappos­to un leader scelto dal popolo con un leader scelto nelle segreterie».

Dicono: se il candidato deve essere leghista, meglio i più rassicuran­ti Maroni e Zaia che non «l’estremista» Salvini. Lei è a disposizio­ne?

«Non mi faccia ridere. La Lega un leader c’è l’ha e si chiama Matteo Salvini. È una questione di leadership nativa. Tra l’altro, quel che dice lei è un format che vediamo sempre in pre campagna elettorale: la speranza di dividere e continuare a imperare. È niente altro che riscaldame­nto a bordo campo».

Ma l’orizzonte resta quello dell’alleanza con Forza Italia?

«Penso che occorra la massima chiarezza sui programmi. Anzi, i programmi dovrebbero consistere nei progetti di legge. Dire: sappiate che se andremo al governo alle prime riunioni del Consiglio dei ministri saranno presentati questi progetti. E su questo chi si allea deve essere d’accordo, senza zone grigie».

Il ministro Maria Elena Boschi dice che se si tornasse al voto il Pd supererebb­e ancora il 40%. Tornando al voto non temete di perdere?

«Massimo rispetto per la Boschi. Però è lei che diceva che il Pd avrebbe vinto in Veneto... ».

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