«Le polemiche romane per il Giubileo? Il nostro interlocutore è il governo»
Monsignor Fisichella: è giusto che i pullman si fermino lontano dal centro
Che ci fosse un fuoco che covava sotto la cenere dei sorrisi, delle frasi di circostanza e del «punto stampa» senza domande per i cronisti, era abbastanza chiaro fin dal vertice di venerdì in Campidoglio tra Ignazio Marino e Franco Gabrielli (col sindaco che si è «lamentato» per la battuta del prefetto sulle telefonate «tra un’immersione e l’altra»). Ma che il caso esplodesse già l’indomani, alla prima uscita pubblica cittadina di Marino, è una tempistica che ha sorpreso anche i «marinologi» più ferrati.
Perché il sindaco approfitta di un «taglio di nastro», la riapertura (con semipedonalizzazione) di un tratto di strada che poi conduce all’Appia Antica — dove c’è la chiesa del Quo Vadis?, una delle mete giubilari — per sferrare il classico «calcio dell’asino». Oggetto: il governo. E, in particolare, il famigerato funerale di Vittorio Casamonica. I cronisti gli chiedono del ruolo di Gabrielli, e Marino, che ufficialmente ha mantenuto sempre il silenzio, non si tiene più: «In una città in cui lo Stato non è stato nelle condizioni di garantire la sicurezza dello spazio aereo, con l’intrusione di oggetti volanti non identificati, credo sia giusta la decisione di responsabilizzare prefetto e Governo». Il riferimento è all’elicottero che volteggiava sopra metropoli. Occorre progettualità e un’adeguata azione di governo».
Pensa che la giunta Marino sia all’altezza del compito?
«Sono la persona più estranea per poter dare giudizi politici. Ci sono personalità molto valide ma spesso gli sforzi sono bloccati dai vincoli strettissimi di una macchina burocratica che di fatto paralizza. Per ottenere alcuni permessi, per piazza Don Bosco, nella periferia est di Roma, lanciando petali in onore di «zio Vittorio». Marino lo definisce proprio così: oggetto volante non identificato. Cioè un ufo. Che, detto da uno che è sempre stato definito un «marziano», fa persino un po’ sorridere.
La polemica però è reale e testimonia il moto di stizza (finora sempre represso) col quale Marino A Termini Ignazio Marino ieri alla stazione Termini (foto tratta dal profilo Facebook del sindaco) esempio per il Centro del Pellegrino a Castel Sant’Angelo, capita che si debbano consultare cinque diverse soprintendenze».
La mobilità sarà un gran problema. Roma sarà invasa dai pullman turistici…
«Io penso che Roma debba essere vissuta a piedi, cosa che faccio sempre e volentieri. Il Giubileo aiuta perché è concepito per esprimersi attraverso un pellegrinaggio, quindi a piedi. E sono certo che molti percorsi pedonali troveranno il favore dei romani e dei normali turisti».
Quindi niente pellegrini portati davanti alle basiliche…
«L’idea non mi piace. E abbiamo accettato i limiti dettati dalle difficoltà della città. Ma la regola delle soste dei pullman lontane dal centro deve valere ha ingoiato le decisioni del consiglio dei ministri. Il bersaglio principale è Angelino Alfano (col quale si erano già «beccati» a distanza il giorno prima), ma è evidente che la frase di Marino finisce per colpire lo stesso Gabrielli: era stato il prefetto, infatti, dopo il funerale dei Casamonica ad assumersi pubblicamente la responsabilità dell’accaduto.
Intanto la procura di Roma smentisce il coinvolgimento di Marino nell’inchiesta sulla sua onlus, Imagine. La firma del sindaco compare sui contratti di assunzione di due collaboratori inesistenti. Gli accertamenti del Tributario della Finanza non hanno rilevato profili penali a suo carico. «È stato Carlo Pignatelli, responsabile informatico della onlus, a chiedere di dividere il suo compenso in tre contratti diversi. I vantaggi fiscali erano per lui, Imagine ha sempre pagato tutto e Marino è estraneo alla vicenda», dice il legale del sindaco, Adriano Aureli. Pignatelli è indagato per concorso in truffa e al suo nome potrebbe aggiungersi, per motivi tecnici, funzionali cioè alla archiviazione, quello di Marino. per tutti, non solo per i pellegrini. Sarebbe brutto vedere altri furbi avanzare pretese diverse».
Siete preoccupati per la sicurezza, per le minacce del terrorismo internazionale?
«Siamo abituati ai grandi assembramenti ogni mercoledì e ogni domenica, a San Pietro ormai si entra solo dopo i controlli del metal detector. La collaborazione tra la nostra Gendarmeria e la polizia italiana ha finora prodotto eccellenti risultati. Proseguiremo su questa linea, non ci sarà niente di più e niente di meno».
C’è chi protesta: ma la Santa Sede non contribuisce economicamente per le spese destinate al Giubileo?
«Tutto ciò che accade nel nostro territorio è a nostro carico. E non devo essere io a ricordare che un appuntamento