«I clan alla conquista delle curve» L’allarme negli stadi va oltre Roma
Il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone chiede il daspo per i camorristi. Il patron romanista James Pallotta attacca i suoi stessi tifosi — o almeno una parte — per gli striscioni offensivi contro la madre di Ciro Esposito. E subisce di recente una dura contestazione nonostante la vittoria all’Olimpico contro la Juve perché reo di appoggiare la decisione del prefetto Franco Gabrielli di spezzare in due le curve per motivi di sicurezza. Prese di posizione diverse, distanti fra loro, ma che rappresentano oggi segnali di un deciso cambio di rotta non solo contro il tifo violento, ma anche contro le infiltrazioni della malavita — organizzata e comune — sulle gradinate.
Il daspo — come ha sottolineato Cantone — potrebbe rappresentare un’arma in più contro i mafiosi. Un provvedimento appena proposto anche in altri campi — ad esempio, dopo la morte di un ragazzo fuori dal Cocoricò di Riccione, per chi ha precedenti legati allo sballo in discoteca — ma già applicato a dirigenti sportivi accusati di frode (per esempio all’ex presidente del Catania Antonio Pulvirenti) ed estremisti di destra coinvolti a Roma negli scontri con la polizia contro l’apertura del centro d’accoglienza per immigrati a Casale di San Nicola.
D’altra parte i collegamenti fra stadio e criminalità «non sono solo un problema sportivo — ha sottolineato Cantone in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno — ma di ordine pubblico». Al 31 agosto scorso i daspo attivi sul territorio nazionale erano 5.063, 4.864 dei quali emessi in occasione di partite di calcio.
Nel corso dell’attuale stagione, cominciata a luglio, ne sono
I Daspo emessi
Per categoria stati irrogati dai questori e dai tribunali già 252, e fra il 2013 e il 2014 c’è stato un aumento — secondo l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del Viminale — di provvedimenti quasi del 30% (da 1.905 a 2.472). Per lo più si tratta di tifosi con precedenti penali di vario genere. Come quelli — secondo la polizia — coinvolti negli È l’acronimo di «Divieto di accedere alle manifestazioni sportive»: viene disposto dalla questura e questo comporta che le persone destinatarie del provvedimento non possano più entrare in luoghi e strutture in cui si svolgono le manifestazioni sportive. Il Daspo può durare da uno a cinque anni (8 in cado di recidiva) e in alcuni casi può essere accompagnato dall’obbligo di presentarsi a un ufficio di polizia durante ogni manifestazione sportiva vietata. Il provvedimento può essere disposto anche per eventi che si svolgono all’estero e contro i minori (ma devono avere compiuto 14 anni)
Le tifoserie più colpite scontri in curva A di domenica scorsa al San Paolo di Napoli durante il debutto casalingo di campionato degli azzurri contro la Sampdoria.
La proposta di Cantone è arrivata all’indomani delle scene di violenza riprese dalle telecamere: la rissa fra due gruppi di ultrà legati ai clan della camorra, l’accoltellamento di un ragazzo. Per gli investigatori sarebbero in corso contatti fra le cosche per trovare un accordo, firmare una tregua e far giocare in pace le partite del Napoli. In questo senso avrebbe avuto un ruolo anche Genny ‘a Carogna — al secolo Gennaro De Tommaso — anche lui «daspato», già protagonista della discussa trattativa con le forze dell’ordine all’Olimpico nel maggio 2014 dopo il ferimento di Ciro Esposito — poi morto in ospedale dopo 52 giorni d’agonia — e prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. Adesso, per chi indaga sulla rissa, Genny sarebbe impegnato a far da paciere fra i due gruppi. Una situazione complessa, che di sportivo ha poco o nulla, ma che ricalca situazioni di tensione in altre curve. Non è una novità. In passato fuori dall’Olimpico personaggi legati alle fazioni più estreme delle tifoserie di Roma e Lazio furono arrestati perché assaltavano insieme banche e negozi. Un clima rovente, sempre pronto a esplodere, tanto che nell’ottobre scorso sono entrati in vigore gli inasprimenti di pena previsti dal decreto Alfano con il daspo anche per i reati di ordine pubblico (devastazione e saccheggio), di pericolo (incendio doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti), ma anche per chi è stato arrestato — o già condannato in primo grado — per rapina, estorsione e spaccio di droga.
«Difficile pensare che un camorrista non abbia mai commesso uno di questi reati — sottolineano gli investigatori — quindi, almeno in teoria, il daspo sarebbe già applicabile». Il provvedimento va da uno a cinque anni, otto in caso di recidiva. Ma fino a oggi i questori sono stati cauti. I daspo per motivi giudiziari extra calcistici non sono stati molti: c’è il timore che un loro uso massiccio nei confronti di malavitosi comuni possa innescare centinaia di ricorsi ai tribunali amministrativi che potrebbero accogliere, in certi casi, le loro richieste. Soprattutto quando non si tratta di leader della curva, di «coagulatori di violenti». Ma con il daspo per 416 bis le cose potrebbero cambiare. Sugli spalti La fuga dei tifosi allo stadio San Paolo di Napoli dopo un accoltellamento (forse una faida tra clan) lo scorso 30 agosto durante Napoli - Sampdoria
Il fatto
Secondo Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che da pm indagò sui rapporti tra calcio e cosche. l’organizzazione dei settori nelle curve del San Paolo di Napoli «è in mano alla camorra, che lì pesca la sua manovalanza»
La proposta Per il presidente dell’Anticorruzione serve un daspo per i camorristi
La proposta di Cantone è quindi quella di vietare l’accesso «ai condannati per camorra anche in primo grado, estendendo il Daspo ai reati di criminalità organizzata seppur non in maniera generalizzata»