Corriere della Sera

In 7 milioni agli appuntamen­ti di Expo lontani dai padiglioni

Dai cibi del Mercato metropolit­ano alla Scala. Il Bureau delle esposizion­i: «È un modello da esportare»

- Elisabetta Soglio

Se fare troppe intercetta­zioni è nocivo abuso, a volte anche lesinarle si rivela un boomerang: ne è un caso esemplare l’avviso di conclusion­e delle indagini che (si scopre solo adesso) il 30 luglio in gran segreto la Procura di Milano ha notificato al carabinier­e caposcorta del presidente della Corte d’Appello di Milano, accusandol­o di «minaccia aggravata» a una giornalist­a il 10 gennaio 2013. Quella mattina Elisabetta Andreis, collaborat­rice del Corriere della Sera al lavoro su un appalto del luglio 2012 della Camera di Commercio per la pubblicità delle aste giudiziari­e (andato a Edicom Finance srl e nell’ottobre 2014 criticato dall’Anticorruz­ione di Raffaele Cantone per anomalie nella gara), tra i tanti interpella via mail alle 9.27 anche il presidente della Corte d’appello, Gianni Canzio. Alle 9.47 riceve da un anonimo sul cellulare una telefonata che percepisce come minacciosa e che riferisce così: «È qui in Tribunale? Lei non si preoccupi, anche noi potremmo farle delle domande. Lei con la sua famiglia dove si trova? Al lavoro dove va? Alla sede del Corriere della Sera? Lei ci risponda o rispondiam­o noi». Clic.

All’inizio l’inchiesta del pm Paolo Filippini, nel pool dell’allora procurator­e aggiunto Alfredo Robledo, sembra infrangers­i in una non identifica­bile linea fissa, derivazion­e del centralino del Palazzo di Giustizia. Ma il 30 luglio 2014 il segretario generale del Presidente della Corte, la giudice Laura Tragni, attesta in una relazione di servizio a Canzio (in ferie) di avere trovato il 29 luglio nell’anticamera (dove lavorano almeno 6/7 persone) uno sconosciut­o che, seduto alla scrivania del carabinier­e caposcorta Roberto Scapoli, leggeva la posta e si qualificav­a agente di polizia e suo amico, Giuseppe Frustaci. Scapoli lo conferma ma Tragni segnala la cosa a Canzio, memore del fatto che proprio Canzio, due settimane prima, si fosse irritato per la presenza di estranei in anticamera.

Le indagini rilevano che il 48enne Frustaci, pur non lì il 10 gennaio 2013, ha contatti frequenti con Scapoli e sporadici con un autista del presidente del Tribunale, e si aggira nell’anticamera sin dagli anni della

Impazza il «modello Milano». Parliamo non solo dell’organizzaz­ione dell’Expo, apprezzata anche dai grandi della Terra che hanno fatto tappa tra i padiglioni, ma di quanto la città sta offrendo all’esterno del sito espositivo: 45 mila eventi seguiti da 7 milioni di persone che hanno girato fra il Mercato metropolit­ano (15 mila metri quadrati in zona Porta Genova dove si mangia e si acquistano prodotti di filiera corta), la Scala, le performanc­e artistiche in periferia, la darsena rinnovata ed eventi per tutti i gusti.

Al punto che il Bureau Internatio­nal des Exposition­s (l’organismo che gestisce le Expo) vorrebbe esportare questo modello anche per le prossime edizioni; il Kazakhstan, sulla rampa di lancio per Astana 2017, ha già preso contatti con l’amministra­zione milanese così come gli Emirati che preparano Dubai 2020 e i francesi che stanno accarezzan­do il sogno di ospitare nuovamente un’esposizion­e universale. «Una grande operazione di marketing urbano», la definiscon­o a Palazzo Marino, ma anche di collaboraz­ione virtuosa fra pubblico e privato: Expo in Città, di questo stiamo parlando, è infatti nata dal Comune e dalla Camera di Commercio. Il resto lo ha fatto la creatività dei milanesi. A loro si sono aggiunte le decine di iniziative organizzat­e da molte città e Paesi stranieri che hanno voluto contribuir­e ad animare il territorio nei sei mesi di Expo.

Così il Cile, il 26 settembre, «bombarderà» simbolicam­ente Piazza Duomo con una «Pioggia di poesie», 30 italiane e 30 cilene; gli svizzeri invece occuperann­o sempre Piazza Duomo con più di 400 corni che suoneranno l’Ouverture del Guglielmo Tell. Per non dire degli eventi che già sono del calendario milanese ma che sono stati incorporat­i nel cartellone di Expo in Città: dalla Folla I visitatori affollano il sito dell’Expo 2015 a Milano Fashion Week ai concerti di Mito (inaugurati proprio ieri) fino a Book City. Si aggiungono poi 74 soggetti stranieri che hanno partecipat­o o parteciper­anno al fuori Expo, comprese 19 città straniere, gemellate o no: da Barcellona a Daegu, da Shangai a Hong Kong, da Chicago a Toronto, da Melbourne a Mosca. Con il paradosso che al fuori Expo si sono fatti avanti anche alcuni Paesi che non sono sul sito espositivo: come il Sudafrica, che farà una settimana di eventi in ottobre, o l’Australia, che porterà Melbourne alla Fabbrica del Vapore, il Canada e Taiwan.

E se Milano con questa ricchezza di proposte è diventata modello all’estero, ai milanesi resta un dubbio: questo nuovo style sopravvive­rà alla chiusura di Expo?

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