DATI PERSONALI DEI MINORI I PERICOLI DELL’ INDIFFERENZA
Mesi fa suscitò scalpore un’inchiesta del Financial Times sul commercio dei dati personali dei minori: il quotidiano finanziario britannico illustrò, documentandoli, quotazioni e valori dei baby utenti al gran mercato della pubblicità digitale.
Oggi arriva un’indagine, ancora più ampia, del Global privacy enforcement network, un gruppo internazionale a cui partecipano ventinove authority, compreso il garante italiano. Lo studio, realizzato su millecinquecento siti web e app di tutto il mondo, rivela che due siti su tre raccolgono dati sui minori di età compresa tra gli otto e i dodici anni e uno su due rivende i file a terzi.
Pochi adottano controlli per limitare la raccolta di informazioni sui baby navigatori, troppi prevedono la possibilità di fornire a terzi i numeri di telefono e di caricare foto e video. Infine il settanta per cento dei siti e delle app esaminati non fornisce una modalità facilmente accessibile per cancellare le informazioni divulgate.
Il quadro allarmante che emerge dalla ricerca (domani, tra l’altro, il team del garante Antonello Soro renderà noti i dati che riguardano l’Italia) dovrebbe scuotere dall’indifferenza quanti pensano che l’abuso dei dati personali sia un tema di cui non ci si debba troppo preoccupare e un prezzo comunque da pagare.
Sarebbe bene che costoro si ricredessero: almeno quando il commercio d’informazioni sulle «vite degli altri» riguarda le fasce di età più vulnerabili come quelle dei minori.
I genitori hanno evidentemente un compito importante: la possibilità di rivelare i dati online senza il controllo di papà o mamma espone i piccoli a pericoli seri.
Decisivo diventa perciò il luogo della casa in cui pc, tablet e smartphone dovrebbero essere usati dai bambini: sempre in cucina e in soggiorno, alla presenza degli adulti, mai nelle loro camerette, in pericolosa solitudine.
@SegantiniE