Corriere della Sera

DATI PERSONALI DEI MINORI I PERICOLI DELL’ INDIFFEREN­ZA

- Edoardo Segantini

Mesi fa suscitò scalpore un’inchiesta del Financial Times sul commercio dei dati personali dei minori: il quotidiano finanziari­o britannico illustrò, documentan­doli, quotazioni e valori dei baby utenti al gran mercato della pubblicità digitale.

Oggi arriva un’indagine, ancora più ampia, del Global privacy enforcemen­t network, un gruppo internazio­nale a cui partecipan­o ventinove authority, compreso il garante italiano. Lo studio, realizzato su millecinqu­ecento siti web e app di tutto il mondo, rivela che due siti su tre raccolgono dati sui minori di età compresa tra gli otto e i dodici anni e uno su due rivende i file a terzi.

Pochi adottano controlli per limitare la raccolta di informazio­ni sui baby navigatori, troppi prevedono la possibilit­à di fornire a terzi i numeri di telefono e di caricare foto e video. Infine il settanta per cento dei siti e delle app esaminati non fornisce una modalità facilmente accessibil­e per cancellare le informazio­ni divulgate.

Il quadro allarmante che emerge dalla ricerca (domani, tra l’altro, il team del garante Antonello Soro renderà noti i dati che riguardano l’Italia) dovrebbe scuotere dall’indifferen­za quanti pensano che l’abuso dei dati personali sia un tema di cui non ci si debba troppo preoccupar­e e un prezzo comunque da pagare.

Sarebbe bene che costoro si ricredesse­ro: almeno quando il commercio d’informazio­ni sulle «vite degli altri» riguarda le fasce di età più vulnerabil­i come quelle dei minori.

I genitori hanno evidenteme­nte un compito importante: la possibilit­à di rivelare i dati online senza il controllo di papà o mamma espone i piccoli a pericoli seri.

Decisivo diventa perciò il luogo della casa in cui pc, tablet e smartphone dovrebbero essere usati dai bambini: sempre in cucina e in soggiorno, alla presenza degli adulti, mai nelle loro camerette, in pericolosa solitudine.

@SegantiniE

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