Taglio delle tasse sulla casa, la psicologia rilancia il mattone
Le tasse sulla casa sono tornate al centro del dibattito politico ed economico dopo l’annuncio del presidente del Consiglio che le imposte sull’abitazione principale saranno abolite a partire dall’anno prossimo. Se ci si arriverà — Bruxelles avrebbe manifestato l’intenzione di mettersi di traverso — le famiglie riceveranno una (modesta) boccata d’ossigeno per i loro budget. È il mercato immobiliare? Alle ricadute della cancellazione dei tributi sulla prima casa su scambi e prezzi degli immobili è dedicato il servizio di apertura di «Corriere Economia», in edicola domani con il «Corriere della Sera». La maggioranza degli operatori ritiene che vi sarà un risvolto psicologico che favorirà la propensione agli investimenti ma che dal punto di vista strettamente finanziario cambierà poco, data la scarsa incidenza della Tasi sul valore dell’immobile. Incidenza che «Corriere Economia» ha anche provato a calcolare, basandosi su dati dell’Agenzie delle Entrate, per scoprire che il costo reale dell’imposta difficilmente supera l’1 per mille del valore della casa, mentre una qualsiasi cifra depositata in banca paga una minipatrimoniale annua del 2 per mille. Le prospettive di crescita del mercato appaiono legate a due altri fattori: la ripresa delle erogazioni dei mutui e l’aumento della possibilità di accedere all’acquisto da parte delle famiglie, che possono approfittare di prezzi scesi negli ultimi anni. Una delle condizioni centrali, dunque, appare legata alla possibilità di rendere il più fluido possibile il mercato immobiliare. Magari immaginando soluzioni di tipo fiscale per incentivare le compravendite.