Il fegato sempre più maltrattato
In crescita costante le persone con un accumulo eccessivo di grasso in quest’organo. Una condizione seria, ma che si può arginare facilmente
Lavora in silenzio, senza che ce ne accorgiamo. Il fegato è la “centrale metabolica” del nostro corpo, l’organo che ci depura dalle tossine e metabolizza i farmaci. Ed è in pericolo: secondo uno studio pubblicato su Hepatology, condotto analizzando i dati degli oltre 15 mila partecipanti che dal 1990 vengono seguiti in Olanda per il Rotterdam Study, negli ultimi anni il numero di over 45 con malattie epatiche è cresciuto inesorabilmente.
La fibrosi epatica, che consiste in “cicatrici” nel tessuto dovute a danni ripetuti al fegato ed è l’anticamera della cirrosi, riguarderebbe quasi il 6% della popolazione generale. E la steatosi epatica, l’accumulo di grasso che “soffoca” gli epatociti impedendo loro di funzionare a dovere e facilitando la comparsa di fibrosi, è ormai un’epidemia, visto che colpirebbe addirittura metà della popolazione.
«La steatosi è la patologia epatica più diffusa ed è in aumento anche in Italia — conferma Antonio Gasbarrini, epatologo del Policlinico Gemelli di Roma —. È un segno di sofferenza del fegato da non sottovalutare, perché quest’organo è lo specchio della salute generale: se va in tilt inizia una cascata di patologie molto serie ( si veda l’articolo in basso) ».
L’incremento dei casi è diretta conseguenza delle nostre abitudini: in parte, infatti, la steatosi è provocata dall’eccesso di alcol, ancor più spesso da una dieta squilibrata e ipercalorica. patite B ed epatite C sono un problema che riguarda quasi tre milioni di italiani, ma l’emergenza vera sembra alle spalle, come spiega l’epatologo Antonio Gasbarrini: «I casi di oggi riguardano in maggioranza persone con più di 65 anni che si sono infettate negli anni 60 e 70 quando le norme igieniche per evitare i contagi erano molto meno seguite». I virus, che non sono una causa di steatosi, si trasmettono attraverso lo scambio di liquidi corporei infetti: sono un rischio «Oggi magari vediamo meno alcolisti che in passato, ma sono tantissime le persone che “sforano” il bicchiere di vino quotidiano, mezzo per le donne, che non provoca danni al fegato: un aperitivo, un brindisi, il vino ai pasti ed ecco che si è già esagerato — spiega l’esperto —. La causa principale di steatosi, però, è l’alimentazione sbagliata. L’eccesso di calorie, la riduzione delle fibre da frutta e verdura, un ampio consumo di cibi ad alto indice glicemico con carboidrati raffinati che vengono immediatamente assorbiti, l’uso di prodotti industriali che contengono conservanti e altre sostanze chimiche: queste sono le vere minacce per il fegato. Un happy-hour con gli amici può essere un carico pesante per quest’organo, che si trova a dover fronteggiare tutti assieme il bicchiere di alcolico, la pizzetta ad alto indice glicemico, il volau-vent con wurstel e maionese, una manciata di arachidi cariche di sale».
La buona notizia è che la steatosi ad esempio le trasfusioni, che però da anni sono sicure grazie a protocolli molto rigidi. Rivolgendosi a operatori seri che utilizzino strumenti monouso anche i tatuaggi sono meno pericolosi rispetto al passato. «Quando avremo “smaltito” i casi dei pazienti contagiati 2-3 decenni fa, in Italia cirrosi e trapianti saranno conseguenza soprattutto della steatosi non riconosciuta e non trattata» conclude Antonio Gasbarrini.
LE REGOLE PER LA PREVENZIONE epatica, alcolica e non alcolica, si può prevenire.
«Non è necessario precludersi tutte le golosità, ma occorre sapere che, ad esempio, nelle bibite dolcificate c’è un 10% di glucosio che viene subito assorbito: un vero “insulto” per il fegato, che riesce a parare il colpo se beviamo una lattina di tanto in tanto, ma non riesce a farlo se diventa un’abitudine — sottolinea Gasbarrini —. Sgarrare talvolta si può, ma l’alimentazione quotidiana deve essere salutare: sì quindi a pasti piccoli e frequenti, quattro o cinque volte al giorno, in cui consumare almeno tre volte frutta e verdura e utilizzare cereali integrali per aumentare l’apporto di fibre, riducendo invece i cibi ad alto indice glicemico. La frutta è ricca di zuccheri, ma apporta tante fibre che ne rallentano l’assorbimento, abbassando l’indice glicemico. E, ad esempio, è utile iniziare il pasto con un’insalata per poi concedersi un piatto di pasta, magari integrale e condita con un sugo di verdure. Una dieta sana, associata al movimento, serve per tenere sotto controllo il peso: i chili di troppo veramente pericolosi, però, sono quelli che si accumulano sul girovita, perché in questo caso il grasso si è immagazzinato anche nel fegato, nel cuore e nel pancreas minandone la funzionalità».
Si tratta di una patologia che si scopre solo con ecografia ed esami del sangue In alcune persone il problema si presenta per predisposizione familiare