La denuncia
Negli spazi dove i bambini si rifocillano capita persino di trovare impianti elettrici non a norma
In qualche mensa scolastica capita ancora di trovare impianti elettrici non a norma o addirittura fili scoperti; in altri casi l’ingresso alla sala non è accessibile a chi ha una disabilità, per la presenza di barriere architettoniche. Sono alcune carenze riscontrate nel corso di un’indagine di Cittadinanzattiva nell’ambito del 13° Rapporto su “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola”, che sarà presentato a Roma il 18 settembre. Un focus specifico sulle mense scolastiche ha coinvolto un campione di 53 scuole, monitorate tra marzo e giugno.
In undici istituti tra quelli monitorati si pranza nelle aule dove si svolgono le attività didattiche; in una scuola si mangia nell’atrio. «Quest’anno abbiamo riscontrato un numero rilevante di locali impropri adibiti a mensa — riferisce Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale per la scuola di Cittadinanzattiva —. È un dato preoccupante, perché implica problemi di igiene. In questi casi, poi, viene meno anche la possibilità di vivere il momento del pasto come occasione di incontro con altri bambini in un luogo diverso dalla classe. In alcune scuole, inoltre, non è per nulla scontata l’abitudine a far lavare le mani ai bambini prima e dopo il pasto». Rispetto alle condizioni dell’ambiente, nel 12% delle sale mensa sono stati riscontrati distacchi di intonaco e altri segni di fatiscenza, come infiltrazioni di acqua e muffe. E quasi una mensa su due non ha porte con maniglioni antipanico. L’indagine di Cittadinanzattiva ha riguardato anche i cibi offerti a bambini e ragazzi: quello più gradito dai bambini è risultato essere la pasta, soprattutto al pomodoro e al ragù; seguono a distanza, in ordine di gradimento, carne, pizza, patate; in fondo ala classifica, passato di verdure e bastoncini di pesce. «Abbiamo verificato inoltre i contenuti dei distributori automatici e riscontrato che, rispetto agli anni passati, è diminuita l’offerta di yogurt e frutta — riferisce Bizzarri —. Eppure, l’anno scorso un protocollo d’intesa firmato da tutti gli assessori regionali all’Agricoltura prevedeva di sostituire merendine, snack e bibite gassate con prodotti salutari e di stagione». Il documento, approvato a ottobre anche dalla Conferenza delle Regioni, è stato inviato anche al Parlamento perché adotti iniziative legislative in materia.
Intanto, circa 9 mila italiani hanno firmato la petizione lanciata a giugno dalle organizzazioni civiche Action Aid, Cittadinanzattiva e Slow Food per chiedere ai Ministeri di competenza una revisione delle “Linee di indirizzo
In altri casi l’ingresso alla sala risulta inaccessibile a chi ha una disabilità, per la presenza di ostacoli
per la ristorazione scolastica” entro il 31 ottobre (data di chiusura di Expo). «Per avere una mensa “giusta” — riassume Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid — proponiamo di implementare l’uso di prodotti locali e sani per i cittadini e l’ambiente, la partecipazione di genitori e alunni nelle scelte di ristorazione con “commissioni mensa” che siano ovunque attive, la trasparenza delle gare d’appalto, la riduzione degli sprechi e dei rifiuti». «L’educazione alimentare nelle scuole — aggiunge Francesca Rocchi, vice presidente di Slow Food — dovrebbe essere un obiettivo prioritario delle istituzioni. Dovremmo far crescere ragazzi capaci di riconoscere il cibo sano».