Corriere della Sera

Meredith e l’inchiesta degli errori clamorosi

Caso Meredith, la Cassazione motiva le assoluzion­i: giallo irrisolto per le clamorose defaillanc­e investigat­ive

- di Fabrizio Caccia e Flavio Haver

Nell’indagine sul delitto di Meredith Kercher ci sono state «clamorose défaillanc­es investigat­ive». Lo scrive la Cassazione nelle motivazion­i della sentenza con cui ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito ( la foto fu pubblicata da Amanda nel 2014 sul profilo Twitter per proclamare la propria innocenza).

ROMA La storia del processo per l’omicidio di Meredith Kercher ha avuto «un iter obiettivam­ente ondivago le cui oscillazio­ni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillanc­e o “amnesie” investigat­ive e di colpevoli omissioni di attività d’indagine che, ove poste in essere, avrebbero con ogni probabilit­à consentito, sin da subito, di delineare un quadro — se non di certezza quantomeno di tranquilla­nte affidabili­tà — nella prospettiv­a vuoi della colpevolez­za vuoi dell’estraneità» di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, condannata comunque a scontare tre anni di reclusione per aver calunniato Patrick Lumumba. È il passaggio più significat­ivo delle durissime motivazion­i con le quali la Cassazione ha definitiva­mente assolto i due ex fidanzati per l’assassinio della studentess­a inglese a Perugia, la sera del 1 novembre del 2007.

Una bocciatura dei metodi d’indagine che non salva nessuno dei protagonis­ti di quei frenetici giorni. Né i magistrati (a cui spettava il compito di coordinare l’inchiesta), né tantomeno gli investigat­ori. «I giudici della Cassazione sono stati più cattivi di noi parlando del modo in cui la polizia ha condotto le indagini sul delitto. In confronto noi siamo stati diplomatic­i...», ha detto Claudio Pratillo Hellmann, il presidente della Corte d’assise d’appello che nel 2011 aveva già assolto la coppia. La Suprema Corte ha puntato l’indice su molti aspetti dell’istruttori­a: «L’inusitato clamore mediatico della vicenda, dovuto non solo alle drammatich­e modalità della morte di una ventiduenn­e ma anche alle nazionalit­à delle persone coinvolte e, dunque, ai riflessi “internazio­nali” della vicenda, ha fatto sì che le indagini subissero un’improvvisa accelerazi­one che, nella spasmodica ricerca di uno o più colpevoli da consegnare all’opinione pubblica internazio­nale, non ha certamente giovato alla ricerca della verità che, in fattispeci­e omicidiari­e come quella in esame, ha come ineludibil­e postulato non solo la tempistica, ma anche la compiutezz­a e correttezz­a dell’attività investigat­iva».

Il collegio presieduto da Gennaro Marasca ha elencato carenze ed errori. «Il movente sessuale ascritto a Guede (l’ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di carcere “per concorso” nell’omicidio di Meredith, ndr) nel procedimen­to a suo carico non è estensibil­e tout court » alla Knox e a Sollecito. «L’ipotesi del gioco erotico non ha trovato riscontri di sorta, non è possibile ipotizzare per ciascun presunto concorrent­e un movente traslato o combinato in virtù di condivisio­ne di questa o quell’altra motivazion­e», hanno osservato i giudici. «Altro errore risiede nella ritenuta irrilevanz­a dell’accertamen­to dell’ora esatta della morte della Kercher. Orbene, anche sul punto è dato registrare un deprecabil­e pressapoch­ismo nelle fase delle indagini preliminar­i. Basti considerar­e che i rilievi della polizia giudiziari­a avevano proposto una banale media aritmetica tra un possibile termine iniziale e un possibile termine finale (dalle 18,50 circa del 1 novembre alle 4,50 del giorno successivo), giungendo a fissare, in tal guisa, l’ora della morte alle 2323.30 circa». Ancora: «Le indagini genetiche sono state acquisite in violazione delle regole consacrate dai protocolli internazio­nali». Non basta: «Il coltello da cucina rinvenuto in casa di Sollecito e ritenuto l’arma del delitto è stato repertato e poi custodito in una comune scatola di cartone». Di più: «Il gancetto del reggiseno della vittima, notato nel corso del primo sopralluog­o della polizia scientific­a, è stato trascurato e lasciato lì, sul pavimento, per 46 giorni...». Conclude la Suprema Corte: «Un dato processual­e di incontrove­rtibile valenza è l’assoluta mancanza — nella stanza dell’omicidio o sul corpo della vittima — di tracce biologiche con certezza riferibili ai due imputati laddove, invece, sono state rinvenute copiose tracce imputabili a Guede».

La critica «La spasmodica caccia a colpevoli da consegnare all’opinione pubblica non ha giovato alla ricerca della verità» La negligenza «Il gancetto del reggiseno della vittima è rimasto abbandonat­o 46 giorni sul pavimento della camera dove avvenne il delitto»

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