Corriere della Sera

Piano profughi: quote e multe

Chi rifiuta dovrà pagare una sanzione fino allo 0,1 del Pil. Scontri al confine Serbia-Ungheria L’Ue distribuis­ce i migranti: metà in Germania e Francia, 40 mila via dall’Italia

- Di Fiorenza Sarzanini

Profughi, Berlino stanzia 6 miliardi. L’Unione Europea: sanzioni all’Italia se non invia una relazione. Scontri al confine tra la Serbia e l’Ungheria.

A ogni Paese la sua quota di migranti. In teoria, obbligator­ia. Ma se un governo la giudicherà eccessiva, pagherà pegno, una multa: ovvero, rovesciand­o il concetto, potrà comprarsi lo « sconto » , e cioè rifiutare per un anno i profughi indesidera­ti, versando qualche milione di euro alle casse di Bruxelles. E’ fatta anche di queste sottigliez­ze, la proposta tremendame­nte complessa che la Commission­e Europea presenterà domani all’Europarlam­ento, per rendere più equo il carico di un esodo continenta­le.

In tutto, fra quelli già accolti nei mesi scorsi e quelli appena arrivati, verranno redistribu­iti in due anni circa 160mila migranti, il triplo di quelli presi in consideraz­ione a luglio e forse un ventesimo e più di quelli che potrebbero ancora arrivare: 4 milioni solo i siriani, secondo l’Onu. Lo dice la bozza ufficiosa del documento Ue, circolato in più versioni.

La Francia (dai 24 ai 31mila arrivi in totale) e la Germania (oltre 40mila) dovrebbero accogliere insieme con la Spagna il 60% di coloro che inseguono pace e benessere. Italia, Grecia, e Ungheria, i tre paesi di prima linea che finora hanno sostenuto la gran parte dello sforzo, vedranno alleggerir­si sensibilme­nte il loro carico. Dall’Italia partiranno per altre destinazio­ni 39.600 profughi; dalla Grecia, 66.400; e dall’Ungheria, 54mila.

La cancellier­a tedesca Angela Merkel si dice contenta del ruolo avuto dalla sua nazione (ha stanziato già 6 miliardi di euro), ma avverte i Paesi contrari alle quote: «Non è accettabil­e che alcuni dicano: tutto ciò non mi riguarda. Ci saranno delle conseguenz­e, anche se noi non lo vogliamo». I criteri alla base della ridistribu­zione saranno determinat­i per il 40% dal Pil del Paese ospitante, per il 20% dalla sua popolazion­e, per il 10% dal tasso di disoccupaz­ione, e per il 10% dal numero dei profughi accolti in precedenza. Le cifre dovranno essere comunque approvate da un vertice straordina­rio dei 28 leader Ue, atteso per la fine della prossima settimana.

E già si riaffaccia­no le barricate. La Gran Bretagna «alza» la sua offerta di accoglienz­a, da 15 a 20mila profughi siriani, ma ribadisce: lo facciamo perché lo vogliamo fare, non perché ce lo imponga Bruxelles. Segue, come in trincea, quasi tutta l’Europa Orientale. La Bulgaria ha già il suo muro ai confini con la Turchia. Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e anche Romania ripetono con il premier praghese Buhoslav Subotka: «Vogliamo contribuir­e su base volontaria». E la Slovacchia fa qualcosa di più. Proclama che essendo un Paese cristiano, non accetterà migranti musulmani. Il premier ungherese Orbán è d’accordo: «Non accetterem­o molti musulmani». Dopo quasi 5 secoli tornano a sventolare i vessilli di Lepanto; e proprio quando l’abbraccio offerto ai musulmani dall’Europa cristiana viene interpreta­to da molti come una sconfitta per la propaganda jihadista dell’Isis. Quasi tutto l’Est che, al crollo di un altro Muro, insieme con l’Occidente vinse i fili spinati di allora, oggi ritrova un’altra solidariet­à: quella del «no» ai nuovi disperati che inseguono lo stesso sogno.

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